Italia
Pil pro capite
31.952,98 USD (2017)
Aspettativa di vita
81 anni uomini, 85,6 donne (2016)
Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto
186 (3° posto nel mondo nel 2019)
Indice di percezione della corruzione 2018
53° posto nel mondo (su 180 paesi)
Indice mondiale sulla libertà di stampa
43° posto nel mondo (su 180 paesi)
Italia paese di emigrazione
“L’Italia è una repubblica democratica fondata sull’emigrazione”. Non è una semplice provocazione quest’affermazione dello storico Toni Ricciardi, bensì l’interpretazione di dati e di politiche che riguardano il secolo e mezzo di vita del nostro paese. Non solo per i circa 30 milioni di italiani partiti tra il 1861 e il 1985, ma anche per i dati più recenti che mostrano come, a inizio 2018, fossero più di 5,1 milioni i cittadini italiani registrati come residenti in un altro paese, pari al numero degli stranieri residenti in Italia (8,5% della popolazione totale residente). Da gennaio a dicembre 2017 si sono iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) per espatrio 128.193 italiani partiti dall’Italia nel corso dell’anno, spostando la loro residenza fuori dei confini nazionali. Considerando gli ultimi tre anni, la percentuale sale a +19,2% e per l’ultimo quinquennio addirittura a +36,2%. Gli uomini sono oltre 70 mila (55%) e le donne oltre 57 mila. Il 37,4% degli italiani emigrati nel 2017 ha tra i 18 e i 34 anni. I giovani adulti, ovvero la classe tra i 35 e i 49 anni, sono un quarto del totale (+2,8% rispetto al 2016).
Italia paese di immigrazione
In Italia il numero di immigrati è stabile – intorno ai 5 milioni – dal 2013. La loro incidenza, nell’ordine dell’8% sempre dal 2013, aumenta di pochissimi decimali l’anno, soprattutto a causa della diminuzione della popolazione italiana, sempre più anziana, meno feconda e tornata a emigrare verso l’estero. Gli immigrati che risiedono in Italia provengono da quasi 200 diversi paesi del mondo. Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). Le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.190.091 persone), quella albanese (440.465) e quella marocchina (416.531). I cittadini stranieri risultano risiedere soprattutto nel nord-ovest della penisola (33,6%) e a diminuire nel centro (25,7%), nel nord-est (23,8%), nel sud (12,1%) e nelle isole (4,8%). Le regioni nelle quali risiede il maggior numero di cittadini stranieri sono la Lombardia (1.153.835 cittadini stranieri residenti), il Lazio (679.474), l’Emilia-Romagna (535.974), il Veneto (487.893) e il Piemonte (423.506).
Gli stranieri residenti nella provincia di Parma al 1° gennaio 2018 erano 62.417 e rappresentavano il 13,9% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa era quella proveniente dalla Romania, seguita dalla Repubblica Moldova e dall’Albania. Gli stranieri residenti a Parma città al 1° gennaio 2018 erano 32.306, pari al 16,5% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa era quella proveniente dalla Repubblica Moldova, seguita dalla Romania e dalle Filippine (fonte: Tuttitalia – Cittadini stranieri 2018).
Migrazioni forzate
E i rifugiati? Come si può dedurre dalle principali nazionalità degli stranieri residenti in Italia e a Parma, le migrazioni forzate non rappresentano la componente principale dei flussi migratori che si sono stabiliti nel nostro paese: nel 2018 sono ulteriormente aumentati i permessi di lungo periodo, pari a circa il 62% della presenza regolare: circa 2,3 milioni di stranieri. Senza contare i quasi 636.000 cittadini non comunitari che hanno acquisito la cittadinanza nel periodo compreso tra il 2013 e il 2017. È pur vero tuttavia che il trend sta cambiando negli ultimi anni. Nel 2017 ben il 38,5% dei nuovi permessi di soggiorno (262.770) ha riguardato l’asilo e la protezione umanitaria, dato secondo solo al ricongiungimento familiare (43,2%); i nuovi permessi per motivi di lavoro sono stati pari solo al 4,6% del totale (fonte: Istat).
Il numero di richiedenti asilo ha iniziato ad aumentare considerevolmente soprattutto a partire dal 2014 (63.456 domande), per poi continuare ad aumentare fino al 2018: 86.722 nel 2015, 123.482 nel 2016, 130.119 nel 2017 e scendere a 53.596 nel 2018. Si consideri che nel decennio precedente (2004-2013) le domande d’asilo erano state complessivamente poco meno di 190mila. L’andamento delle domande d’asilo ha una relazione diretta con il numero di arrivi via mare, anche se naturalmente non va dimenticata la rotta balcanica che, in alcuni anni, ha rappresentato la via principale di ingresso dei rifugiati in Italia e di cui tuttavia non sono disponibili dati ufficiali. Anche nel caso degli sbarchi, il periodo più significativo è compreso tra il 2014 e il 2017, con la seguente sequenza annuale di arrivi: 170.100, 153.842, 181.436 e 119.310. Nel 2018 a seguito degli accordi bilaterali con Libia e Niger, e dell’ulteriore inasprimento delle politiche migratorie e di controllo dei confini (“porti chiusi”, guerra alle Ong, decreto immigrazione e sicurezza, legge 132) il calo è stato molto drastico, con soli 23.370 arrivi via mare. Nei primi sei mesi del 2019 il trend si è dimostrato in ulteriore diminuzione, con 2.678 arrivi (Fonte: Ministero dell’interno).
Per quel che riguarda gli esiti delle richieste di protezione, l’andamento è stato piuttosto variabile nel corso degli anni, anche se si può certamente affermare che, nonostante le difficoltà connesse alla presentazione delle domande d’asilo (accesso alla procedura) e alla possibilità di godere del diritto di accoglienza, il tasso di riconoscimento è stato storicamente abbastanza favorevole, soprattutto se confrontato con altri paesi europei. Nel 2012 per esempio hanno ottenuto qualche forma di protezione (asilo, protezione sussidiaria, protezione umanitaria) il 74% dei richiedenti, nel 2013 e 2014 circa il 60%. Anche negli anni di maggiore incremento del numero di istanze, la percentuale di riconoscimento è rimasta relativamente alta, ovvero intorno al 40% nel triennio 2015-2018. Il calo registrato nel 2018, con il 33% di tasso globale di riconoscimento, è ulteriormente peggiorato nel corso del 2019, a causa dell’applicazione del decreto immigrazione sicurezza e della successiva legge 132 che prevedono, tra l’altro, l’abolizione della protezione umanitaria.
L’aumento del numero di richiedenti asilo, unito all’obbligo di offrire loro accoglienza secondo precisi standard di qualità (Direttiva 2013/33 / UE, recepita in Italia dal Decreto Legislativo n. 142 del 2015) ha reso necessario un considerevole aumento della capacità complessiva del sistema di accoglienza: da circa 22 mila posti nel 2013 a un picco di oltre 190 mila nel 2017. L’aumento è principalmente legato all’accoglienza di stampo emergenziale all’interno dei Centri per richiedenti asilo, stabilita a partire dall’operazione Mare Nostrum (fine del 2013).
Questo aumento ha influenzato notevolmente l’immaginario collettivo nel determinare la percezione di una crisi connessa, da un lato, alla maggiore visibilità dei migranti in molti comuni della penisola (un piano di distribuzione prevedeva una distribuzione equa e diffusa tra tutti i comuni italiani, anche se complessivamente circa 1 comune su 4 è stato realmente interessato da progetti di accoglienza di qualsiasi tipo) e dall’altro, alla considerazione che i costi relativi all’accoglienza fossero eccessivi rispetto alle possibilità (e alla volontà) dell’Italia. Da questo punto di vista poco importa la cifra che mostra che nel 2017 i contribuenti stranieri hanno pagato imposte sul reddito personale per 3,3 miliardi di euro che, aggiunte ad altre voci di entrata attribuibili a cittadini stranieri, hanno assicurato un gettito nelle casse dello stato pari a 19,2 miliardi di euro, che rispetto ai 17,5 miliardi di spesa pubblica dedicata agli immigrati (2,1% di tutta la spesa pubblica nazionale), rende il bilancio statale tra entrate e spese per i migranti positivo di un importo che oscilla tra 1,7 e 3 miliardi di euro (Fonte: IDOS 2018).
Per approfondire
Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo 2018
Caritas – Fondazione Migrantes, XXVII Rapporto immigrazione 2017-2018 “Un nuovo linguaggio per le migrazioni”
Ministero dell’interno, Cruscotto statistico giornaliero
Rapporto IDOS / Confronti, Dossier statistico Immigrazione 2018