Glossario

Carta di soggiorno

La carta di soggiorno – sostituita nel 2018 dal permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo – è un titolo senza scadenza, a tempo illimitato e che offre dei vantaggi aggiuntivi rispetto al classico permesso di soggiorno ordinario. Permette di accedere a delle prestazioni assistenziali a cui non si avrebbe diritto col solo permesso di soggiorno ordinario, per esempio all’assegno sociale, a quello di invalidità oppure all’indennità di maternità. Per ottenerla è necessario avere almeno 5 anni di soggiorno regolare in Italia e avere un reddito minimo non minore all’importo dell’assegno sociale annuo, oltre a una buona conoscenza dell’italiano.

Cittadinanza italiana

In Italia la cittadinanza segue principalmente il criterio dello ius sanguinis, pertanto è cittadino italiano chi discende da cittadini italiani. Ciò fa sì che l’acquisizione della cittadinanza sia facile per i discendenti di italiani che risiedono all’estero e difficile per i cittadini di origine straniera residenti
(ius domicilii) o addirittura nati in Italia (ius soli). Infatti oggi chi vive regolarmente in Italia può fare richiesta della cittadinanza solo dopo 10 anni di permanenza regolare e ininterrotta e può attendere anni la risposta. Addirittura, i ragazzi di seconda generazione, nati in Italia da entrambi i genitori stranieri, possono diventare cittadini solo dopo il diciottesimo anno di età: ciò fa sì che oggi risiedano nel nostro paese più di un milione di minorenni privi della cittadinanza e dei diritti a essa connessi. Più volte negli ultimi anni si è acceso il dibattito su una possibile riforma della legge sulla cittadinanza ma per lo più con tiepide o ostili reazioni a livello parlamentare, tanto che anche le più prudenti proposte in termini di ius culturae – ottenimento della cittadinanza basata sul compimento di un ciclo di studi e altri requisiti, tra i quali la nascita in Italia o l’ingresso nel paese entro i 18 anni di età – si sono arenate.

Cittadinanza UE

È cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. I cittadini dell’Unione godono dei diritti, e sono soggetti ai doveri, previsti dal Trattato. In particolare, possono circolare e soggiornare liberamente nei territori dell’Unione, hanno diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali e alle elezioni del Parlamento europeo nello Stato membro di residenza; se si trovano in un paese terzo in cui lo Stato di provenienza non è rappresentato, hanno diritto di beneficiare della tutela diplomatica e consolare di qualsiasi Stato membro dell’Unione; hanno diritto di petizione al Parlamento europeo e possono adire il Mediatore europeo. Tali diritti sono suscettibili d’integrazione, grazie a una clausola che consente al Consiglio dell’UE di adottare disposizioni
intese a completarli.

Dayla e Apollos

Dayla:
“Ho riflettuto sul fatto che ci sono molti modi in cui una coppia può essere “mista”. E il colore della pelle è solo all’ultimo posto della lista.
Noi siamo misti perché:

Lui è un rifugiato politico, io no.
Io sono ordinata, lui no.
Lui sa parlare cinque lingue, io due.
Io non mangio piccante, lui si.
Lui ha un fisico atletico, io no.
A me non dona il bianco. 
A lui il bianco dona da morire.” 

Apollos:
“Quanto agli aspetti di somiglianza:

abbiamo a cuore la sorte del prossimo.
Ci impegniamo per migliorare questa società.
Ci occupiamo dei più vulnerabili.
Non diamo importanza al denaro.
Cerchiamo di prendere questa vita con leggerezza, fin dove è possibile. Studiamo un sacco entrambi.
Lavoriamo un sacco entrambi.
Leggiamo un sacco entrambi.”

Dayla:
“Ah si!

Poi ci sarebbe che siamo nati in due continenti diversi.
Io ricca, lui povero. Io europea, lui africano.
Io ho un lasciapassare per quasi tutti i Paesi del mondo, lui no.
Io posso entrare nel Regno Unito con la carta di identità, lui no.
Io non vengo scambiata per una ladra se mi avvicino ad una vetrina, lui si. Io vanto diritti da quando sono nata, lui ha lottato da quando è nato a causa di una vergognosa mancanza di diritti.”

 

Con il decreto legge immigrazione e sicurezza di ottobre 2018, lo Sprar è stato cancellato.

Sparisce non solo un acronimo, ma anche la grande conquista di poter avere un sistema unico per richiedenti asilo e titolari di qualsiasi forma di protezione, anche umanitaria.

Ma non spariscono i rifugiati. E nemmeno i progetti che cercano di tutelarli.

Dalle ceneri dello Sprar nasce il Siproimi, che significa Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati. Dove quindi – nei progetti per adulti – possono trovare ospitalità solo i titolari dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria.

A loro Ciac, insieme ai Comuni titolari dei progetti e alla rete di servizi pubblici e del privato sociale già attivata attraverso lo Sprar, continua a offrire servizi per l’accoglienza e l’integrazione.

In tante realtà diverse della Provincia. Anche in un piccolo paese dell’Appennino parmense, dove una famiglia fuggita dalla guerra può trovare l’abbraccio della montagna e di nuovi amici che fanno di tutto per far sentire ognuno di loro di nuovo a casa.

 

Ciac Onlus, Terra d’asilo
Ciac Onlus, Una città per l’asilo

Domanda d’asilo

Si definisce così una persona che ha richiesto di essere riconosciuto come rifugiato (o altra forma di
protezione) e che è in attesa del responso. I richiedenti asilo solitamente entrano nel territorio in
modo irregolare, ma dal momento in cui presentano la richiesta sono regolarmente soggiornanti, e
quindi non possono essere definiti clandestini.Anche i figli minori di richiedenti asilo seguono il
destino – e il permesso di soggiorno – dei genitori. Il permesso di soggiorno per domanda di
protezione ha durata variabile, in funzione dei tempi della Commissione competente. Dopo due
mesi di permesso, il richiedente asilo può lavorare. Fin dalla manifestazione della volontà di
chiedere protezione il richiedente ha diritto a essere accolto secondo precisi standard stabiliti a
livello europeo. Fino al decreto sicurezza di ottobre 2018 tutti i richiedenti avevano diritto a essere
inseriti in un progetto del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), benché tale
sistema non abbia mai avuto la capienza necessaria per soddisfare la domanda complessiva di posti.
Attualmente possono essere ospitati solo nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) con servizi
ridotti ai minimi termini.

Permesso di soggiorno per motivi di lavoro

Il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro è subordinato al possesso di un visto di
ingresso per motivi di lavoro in seguito a nulla osta all’assunzione o allo svolgimento dell’attività lavorativa. Secondo la legge vigente è praticamente impossibile regolarizzare uno straniero non regolarmente soggiornante già presente nel territorio italiano, anche nel caso in cui un datore di lavoro fosse disponibile ad assumerlo. Negli ultimi anni i decreti flussi che permettono agli stranieri di entrare regolarmente secondo precise quote (suddivise per lavoro stagionale, subordinato e autonomo) sono stati praticamente irrilevanti per numero e portata, rendendo di fatto impossibile entrare per vie legali in Italia.

Permesso di soggiorno per motivi familiari

Gli stranieri stabilmente e regolarmente presenti sul territorio italiano hanno diritto all’unità familiare. Devono però soddisfare precisi requisiti: in particolare, l’abitazione deve essere consona sia in termini di abitabilità che di dimensioni e il reddito deve essere sufficiente per sostenere anche gli altri membri della famiglia (questi requisiti non sono necessari per i rifugiati). Inoltre, non tutti i familiari possono essere ricongiunti: il ricongiungimento può essere chiesto di norma solo per il coniuge e i figli minorenni. I figli maggiorenni e i genitori con più di 65 anni possono essere ricongiunti solo in casi specifici, in particolare quando hanno gravi problemi di salute e nessuno che possa provvedere a loro.

Pozzo di Sicar

Il progetto Pozzo di Sicar, casa d’incontro interculturale e casa d’accoglienza per donne straniere in difficoltà, singole e con figli, esiste dal 1993 e funziona grazie ad una associazione di volontari, alcuni dei quali risiedono nella casa.

I tempi, gli spazi, le attività sono stati pensati per gestire i due obiettivi principali: accogliere le donne in difficoltà e favorire l’incontro interculturale.

 L’ospitalità avviene in un clima familiare e d’interessamento all’altro, ed è intesa come esperienza di cambiamento positivo per chi accoglie e per chi viene accolto. 

E’ concreto e visibile il sogno di una casa aperta a tutte le culture, dove diventa possibile l’interazione umana, culturale e spirituale.

 La casa cerca di conoscere i rispettivi paesi d’origine, attraverso un’offerta culturale e di intrattenimento.

Il Pozzo di Sicar lancia il suo segnale positivo anche all’esterno, realizzando progetti educativi con le scuole riguardo accoglienza, interculturalità, incontro tra diversità e pregiudizi.

 

Il Pozzo di Sicar

Progetto NOMAS

Art Lab è un Atelier precario occupato, laboratorio del Fare Comune, articolato in diversi progetti e gruppi di lavoro, con l’ambizione di offrire spazi adatti a sviluppare le proprie capacità e specificità.

E’ anche una comunità vitale ed eterogenea che, durante lo sciopero generale del 6 maggio del 2011, ha deciso di ridare vita ad un palazzo dismesso da più di vent’anni in Borgo Tanzi 26 a Parma, restituendolo al quartiere Oltretorrente e alla città.

All’interno di un contesto di violenza speculazione edilizia Art Lab ha trasformato un luogo abbandonato in uno snodo di attraversamenti molteplici.

NOMAS
Sempre più persone, migranti e autoctone, non possiedono un reddito sufficiente per sostenere i costi di affitto e delle utenze.

Il progetto Nomas, dove vivono più di 60 persone e da cui ne sono passate centinaia, è risposta transitoria per nuclei familiari in emergenza abitativa.

Il progetto intende costruire un percorso di edilizia sociale che promuova forme e stili di vita basati su un modello altro di sostenibilità sociale, economica e ambientale, sia attraverso la riqualificazione urbana che  mediante la sperimentazione di nuove esperienze di vicinato e di cohousing.

 

Artlab occupato
Globalproject.info, Parma Art Lab bene comune!

Progetto Tandem

Le porte di Tandem si aprono per la prima volta nel mese di gennaio 2016: un progetto di co-housing e social networking tra giovani italiani e giovani titolari di protezione in uscita dai progetti di accoglienza.

Tandem è più di un posto letto, più di un tetto.

È un modello di residenza che offre ai giovani una soluzione abitativa temporanea, in condivisione e a un costo sostenibile.

E gli abitanti sono molto più che coinquilini: i ragazzi e le ragazze di Tandem hanno la possibilità di vivere un’intensa esperienza interculturale e di comunità. Nella convivenza i partecipanti immaginano e sperimentano forme di mutuo sostegno e di autonomia, favorendo in particolare occasioni di confronto attraverso il loro diretto coinvolgimento in attività di volontariato e conoscenza del territorio.

La coabitazione e la cogestione degli spazi quotidiani sono occasioni per sperimentare nuove forme di convivenza e di autonomia in un contesto multiculturale dove ragazzi italiani e rifugiati sono chiamati a partecipare su un piano di equità, superando l’asimmetria tipica delle relazioni d’aiuto.

Nel 2019 Ciac promuove a Parma tre appartamenti di Tandem, ciascuno con due italiani e due rifugiati.

 

Ciac Onlus, Progetto Tandem

Protezione umanitaria

Questa era una forma di protezione nazionale, prevista dall’ordinamento italiano nel testo unico
sull’immigrazione in conformità con art. 10 della Costituzione. Veniva concessa (con una durata di
due anni) nel caso in cui, pur in assenza di requisiti per accedere alla protezione internazionale,
fossero comunque presenti seri motivi umanitari tali da rendere la persona meritevole di tutela.
Questa forma di protezione – che ha permesso ha più di 100.000 migranti di rimanere regolarmente
sul territorio italiano – è stata abrogata con il decreto sicurezza a ottobre del 2018. Fino al decreto
sicurezza di ottobre 2018 tutti i titolari di protezione umanitaria avevano diritto a essere inseriti in
un progetto del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), benché tale sistema
non abbia mai avuto la capienza necessaria per soddisfare la domanda complessiva di posti.

Protezione sussidiaria

La protezione sussidiaria è una forma di protezione internazionale, prevista dal diritto dell’Unione
europea e di conseguenza da quello Italiano. Si tratta di una protezione aggiuntiva che viene
riconosciuta a chi non rientri nella definizione di rifugiato. Il decreto legislativo 251/07 definisce il
titolare di protezione sussidiaria come una persona” [···] nei cui confronti sussistono fondati motivi
di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine, […] correrebbe un rischio effettivo di subire un
grave danno come definito dal presente decreto e il quale non può o, a causa di tale rischio, non
vuole avvalersi della protezione di detto Paese”. La protezione sussidiaria dà diritto a un permesso
di soggiorno della durata di 5 anni rinnovabili e permette tra le altre cose il ricongiungimento a condizioni facilitate. Dopo il decreto sicurezza di ottobre 2018 i titolari di protezione sussidiaria sono diventati – insieme ai rifugiati – gli unici migranti a poter essere accolti nel nuovo Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).

Rifugiati in famiglia

Vivere insieme, aprire le porte della propria casa e condividere la vita quotidiana e le proprie reti sociali.

Un’opportunità di convivenza e scambio interculturale tra famiglie italiane e rifugiati di ogni provenienza.

Uno stimolo a cambiare prospettiva, a conoscere il mondo che bussa alle nostre porte, a costruire tutti insieme una vera civiltà dell’accoglienza.

“Rifugiati in famiglia” nasce come sperimentazione nazionale da un’idea di Ciac all’inizio del 2015, nell’ambito dei progetti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) “Terra d’asilo“, con capofila il Comune di Fidenza, e “Una città per l’asilo“, con capofila il Comune di Parma.

Dopo quattro anni, più di 40 rifugiati hanno già completato il loro percorso all’interno di famiglie, co-housing e gruppi comunitari.

Proprio quando le paure e il razzismo sembrano prendere il sopravvento: una nuova comunità interculturale ha cominciato a prendere forma. E si fa forte di legami profondi, come posso esserlo quelli che si costruiscono in famiglia.

 

Ciac Onlus, Rifugiati in famiglia

Senza documenti

A oggi, chi si trova in Italia senza un regolare permesso di soggiorno ha speranze quasi nulle di poter regolarizzare la sua presenza. Ciò può riguardare sia chi entra nel paese senza un documento valido (visto), sia chi – durante la permanenza – perde il titolo per rimanere: i cosiddetti overstayers sono la maggioranza degli stranieri a oggi irregolari in Italia e ciò è dovuto a una legislazione che connette fortemente la regolarità del soggiorno al permanere di un contratto di lavoro. L’unica condizione per passare a uno status regolare consiste nel presentare domanda di asilo: tuttavia, si tratta di una condizione transitoria, che si protrae il tempo della procedura di esame della richiesta e può avere come esito il riconoscimento della protezione oppure un diniego, e quindi la ricaduta nell’irregolarità. I recenti sviluppi normativi hanno inoltre reso più difficile presentare la richiesta di protezione rendendo alcune domande inammissibili perché considerate manifestamente infondate.

Senza tetto

Sono almeno 50.000 in provincia di Parma gli alloggi sfitti. Eppure mai come ora non c’è casa per tutti.

Sono tanti gli italiani che non godono di un pieno diritto all’abitare. Ma sono anche tantissimi gli stranieri e i rifugiati a restare senza casa e accoglienza. Ai problemi di reddito e contratto di lavoro, condivisi con gli italiani impoveriti e precarizzati, si aggiungono difficoltà legate alla condizione giuridica e al crescente razzismo di proprietari e agenzie immobiliari.

Dalla fine del 2018, dopo l’approvazione del decreto immigrazione e sicurezza, anche a Parma come nel resto di Italia è aumentato il numero dei migranti forzati esclusi dai progetti istituzionali di accoglienza: persone che prima potevano godere di servizi e tutele per facilitare il loro percorso di autonomia e integrazione, e che invece oggi rimangono sui territori, più vulnerabili che mai.

Le risposte istituzionali e della società civile non sono sufficienti. E così per alcuni non c’è alternativa al vivere all’addiaccio: sotto un ponte o in fabbriche abbandonate, mettendo a rischio giorno e notte la propria sicurezza e incolumità.

SIPROIMI di Campagna

Con il decreto legge immigrazione e sicurezza di ottobre 2018, lo Sprar è stato cancellato.

Sparisce non solo un acronimo, ma anche la grande conquista di poter avere un sistema unico per richiedenti asilo e titolari di qualsiasi forma di protezione, anche umanitaria.

Ma non spariscono i rifugiati. E nemmeno i progetti che cercano di tutelarli.

Dalle ceneri dello Sprar nasce il Siproimi, che significa Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati. Dove quindi – nei progetti per adulti – possono trovare ospitalità solo i titolari dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria.

A loro Ciac, insieme ai Comuni titolari dei progetti e alla rete di servizi pubblici e del privato sociale già attivata attraverso lo Sprar, continua a offrire servizi per l’accoglienza e l’integrazione.

In tante realtà diverse della Provincia. Anche in un grande casale di campagna, dove si sperimenta una vita insieme in un contesto immerso nella natura e dove i vicini di casa possono dare una mano nell’orto o aggiungersi a tavola per l’ora di cena.

 

Ciac Onlus, Terra d’asilo
Ciac Onlus, Una città per l’asilo

SIPROIMI di Mamme

A chiedere protezione non sono solo giovani uomini soli. Soprattutto negli ultimi anni è aumentata di molto la percentuale di donne che attraversano il mare per chiedere protezione in Europa.

Spesso viaggiano da sole, o con i loro bambini molto piccoli o in arrivo. Quasi sempre sono vittime di violenza, in patria ma anche nei paesi di transito e di asilo. E più ancora degli uomini rischiano di essere soggette a tratta e sfruttamento.

Per ricominciare la loro vita e trovare protezione hanno bisogno di supporto e fiducia. Oltre che della competenza di operatori legali e sociali.

Anche per loro il Siproimi (come prima lo Sprar) può rappresentare un’opportunità concreta per avviare un percorso di formazione e inserimento sociale.

Così, mentre i bambini frequentano l’asilo e i loro coetanei italiani, le donne possono frequentare corsi di formazione, iniziare un tirocinio o un lavoro, stabilizzare la loro situazione giuridica e sanitaria.

E costruirsi una quotidianità sicura nella nuova intimità di un appartamento condiviso con altre donne. Dove magari invitare a cena o per un tè la vicina di casa italiana.

 

Ciac Onlus, Terra d’asilo
Ciac Onlus, Una città per l’asilo

SIPROIMI di Montagna

Con il decreto legge immigrazione e sicurezza di ottobre 2018, lo Sprar è stato cancellato.

Sparisce non solo un acronimo, ma anche la grande conquista di poter avere un sistema unico per richiedenti asilo e titolari di qualsiasi forma di protezione, anche umanitaria.

Ma non spariscono i rifugiati. E nemmeno i progetti che cercano di tutelarli.

Dalle ceneri dello Sprar nasce il Siproimi, che significa Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati. Dove quindi – nei progetti per adulti – possono trovare ospitalità solo i titolari dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria.

A loro Ciac, insieme ai Comuni titolari dei progetti e alla rete di servizi pubblici e del privato sociale già attivata attraverso lo Sprar, continua a offrire servizi per l’accoglienza e l’integrazione.

In tante realtà diverse della Provincia. Anche in un grande casale di campagna, dove si sperimenta una vita insieme in un contesto immerso nella natura e dove i vicini di casa possono dare una mano nell’orto o aggiungersi a tavola per l’ora di cena.

 

Ciac Onlus, Terra d’asilo
Ciac Onlus, Una città per l’asilo

 

SPRAR di Città

È dagli anni ‘90, dai tempi dei sanguinosi conflitti nei Balcani, che Ciac si fa promotore dell’accoglienza integrata e diffusa: quale modo migliore per proteggere i rifugiati che ospitarli nelle nostre città, farli diventare nostri vicini di casa, e orientarli il prima possibile ai servizi del territorio?

Protezione legale, con il riconoscimento del giusto status che garantisca loro di non dover tornare in patria, ma anche protezione sociale, data dalla professionalità degli operatori e dalla rete di relazioni significative che si costruiscono giorno per giorno nella “terra di asilo” in cui si è scelto – o ci si trova costretti – ad abitare.

La sigla Sprar – che sta per Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – arriva sono nel 2002, ma dà un nome a qualcosa che nella provincia di Parma esisteva già.

Fino al 2018, con un ritmo non sempre costante e prevedibile, il sistema Sprar si è allargato e consolidato, fino ad avere nei due progetti di Parma città e Fidenza (con una ventina di altri Comuni) circa 250 posti.

Un sistema unico che ha accolto richiedenti asilo e titolari di qualsiasi protezione, tutelando insieme a loro anche le comunità che li hanno ospitati: sempre più vicini di casa, sempre più “cittadini”.

 

Ciac Onlus, Terra d’asilo
Ciac Onlus, Una città per l’asilo

Status di rifugiato

Lo status di rifugiato, la più importante forma di protezione internazionale, può essere riconosciuta a un richiedente asilo sulla base della definizione contenuta nell’art. 1 della convenzione di Ginevra del 1951, dove si legge che può essere riconosciuto come rifugiato “chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”. Il rifugiato ha diritto a un permesso di soggiorno della durata di 5 anni. Può inoltre richiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni (anziché i 10 previsti per gli altri stranieri
regolarmente soggiornanti) e il ricongiungimento familiare a condizioni facilitate. Dopo il decreto sicurezza di ottobre 2018 i rifugiati sono diventati – insieme ai titolari di protezione sussidiaria– gli unici migranti a poter essere accolti nel nuovo Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).