Sono Katia, ho 46 anni, sono di Parma.
Sono attiva soprattutto nel movimento di lotta per la casa. Lavoro come operaia, faccio attività sindacale con l’USB e tante altre cose che riguardano il movimento sia per i diritti che per la giustizia sociale.
Di diritto alla casa ce ne siamo occupati inizialmente come comitato antirazzista nel 1999/2000, quando molta gente che veniva da noi ci diceva che il problema principale era quello dell’abitazione, oltre al lavoro. Da lì è nato un movimento abbastanza forte.
A Parma la situazione abitativa è devastante, come in tutta Italia. L’assurdo è che a fronte di tante persone che dormono in strada o che fanno fatica o non riescono a pagare l’affitto, ci sono cinquantunomila stabili vuoti.
Abbiamo incontrato diverse volte le istituzioni, la proposta a cui teniamo di più è la dichiarazione dello stato d’emergenza e combattere la speculazione.
Vuol dire che le case vuote da più di due anni possono essere requisite con provvedimento temporaneo e consegnate al Comune per far fronte all’emergenza abitativa come è stato fatto nel 1953 a Firenze dal democristiano Giorgio La Pira. Bisogna avere il coraggio di farlo.
Una delle cose per cui sto lottando è che le persone capiscano che l’unico modo di uscire dalla situazione attuale è guardare il tuo vicino di barca non come un potenziale competitore ma come l’unico che può aiutarti a salvarti. Sostituire la società della competizione con la società della collaborazione.