FRANCESCO

29 anni, Italia

La mia lingua madre è l’italiano, parlo anche inglese e spagnolo.

Sto facendo il servizio civile presso una cooperativa che si occupa di inserimento lavorativo.

Sono laureato in psicologia e ho una seconda laurea magistrale in management dell’economia sociale.

A Padova ho lavorato come psicologo dello sport con gli atleti dell’accademia nazionale rugby under 21. Mi è piaciuto molto, anche perché anch’io ho giocato a rugby.

Sono cresciuto tra Fidenza e Trinità, un piccolo paesino di 150 abitanti in provincia di Piacenza.

A Trinità non c’è niente e questo è un difetto, in compenso, lì è diversa la qualità dei rapporti, il tipo di relazioni e poi c’è il verde, la natura, la tranquillità.

Mi piace stare in compagnia, condividere esperienze. Tendenzialmente non sopporto l’intolleranza e la superbia.

Filo conduttore tra ieri oggi e domani è il lavoro: è una parte molto importante della vita e noi, ai giorni d’oggi, navighiamo a vista nella nebbia.

Ho desiderio di stabilità e paura dell’instabilità, della precarietà delle relazioni.

Cittadinanza italiana

In Italia la cittadinanza segue principalmente il criterio dello ius sanguinis, pertanto è cittadino italiano chi discende da cittadini italiani.

Ciò fa sì che l’acquisizione della cittadinanza sia facile per i discendenti di italiani che risiedono all’estero e difficile per i cittadini di origine straniera residenti (ius domicilii) o addirittura nati in Italia (ius soli). Infatti oggi chi vive regolarmente in Italia può fare richiesta della cittadinanza solo dopo 10 anni di permanenza regolare e ininterrotta e può attendere anni la risposta.

Addirittura, i ragazzi di seconda generazione, nati in Italia da entrambi i genitori stranieri, possono diventare cittadini solo dopo il diciottesimo anno di età: ciò fa sì che oggi risiedano nel nostro paese più di un milione di minorenni privi della cittadinanza e dei diritti a essa connessi.

Più volte negli ultimi anni si è acceso il dibattito su una possibile riforma della legge sulla cittadinanza ma per lo più con tiepide o ostili reazioni a livello parlamentare, tanto che anche le più prudenti proposte in termini di ius culturae – ottenimento della cittadinanza basata sul compimento di un ciclo di studi e altri requisiti, tra i quali la nascita in Italia o l’ingresso nel paese entro i 18 anni d’età – si sono arenate.