Rotte

Secondo sia IOM che Frontex, sette rotte sono state le più usate dai trafficanti verso l’Europa nel 2017, nel 2018 e nel primi nove mesi del 2019, concentrate quasi tutte nel Mediterraneo. Inoltre sia nel 2017 che nel 2018 si assiste, per il secondo e il terzo anno consecutivo, a una diminuzione significativa di persone che entrano irregolarmente attraverso i confini esterni dell’Europa(nel 2015 se ne erano conteggiate1.822.337, mentrenel 2016 il numero era già sceso a 551.371): infatti il conteggio si ferma nel 2017 a 204.718 persone e nel 2018 a 190.930. Nei primi nove mesi del 2019 le persone in entrata irregolarmente in Europa si ferma a 66.325.

Riportiamo di seguito le rotte principali.

  1. Via del Mediterraneo Centrale.
  2. Via del Mediterraneo Orientale.
  3. Rotta Balcanica.
  4. Via Circolare dall’Albania e dalla Grecia.
  5. Via del Mediterraneo Occidentale.
  6. Via dall’Africa Occidentale al Mediterraneo.
  7. Rotta Artica.

1. Via del Mediterraneo Centrale.

È rimasta nel 2017, specie nel primo semestre, la rotta più usata per entrare in Europa. E si è confermata essere la più pericolosa: su più di 3.100 morti nel Mediterraneo in tutto il 2017, 2.853 si sono avuti su questa sola rotta. È una via storica che in passato aveva luoghi di partenza multipli in Africa Settentrionale (Egitto, Tunisia, Algeria e Libia) ma che negli ultimi anni si era concentrata soprattutto nel nord della Libia, prevalentemente verso l’Italia. La rete di trafficanti umani (che spesso sono anche all’interno delle forze governative) che vi si è saldamente radicata, specie dopo la caduta di Gheddafi, fa arrivare in Libia le persone in fuga da numerosi Paesi dell’Africa ma anche da alcuni Paesi dell’Asia e del Medio Oriente. Qui le persone rimangono, il più delle volte sotto sequestro, picchiate, torturate e violentate in centri molto spesso non ufficiali, sino a che vengono stipate in imbarcazioni molto precarie, sovraffollate e che per di più vengono fatte partire con poco carburante, e numerose volte senza persone in grado di governarle. Secondo Frontex nel 2017 hanno usato questa rotta 118.962 persone in fuga, di cui le prime tre nazionalità erano quella nigeriana (con 18.163 persone), la guineana (9.174 persone) e quella ivoriana (9.509 persone). Anche il Ministero dell’Interno fornisce i suoi dati sulle persone sbarcate in Italia nel 2017, con cifre abbastanza simili alle precedenti. Guardando alla composizione e al genere di queste persone sbarcate nel 2017, vi era una maggioranza di uomini (88.911), poi le donne (24.133) di cui più del 40% dalla Nigeria e ben 17.337 minori (di cui 15.779 i minori stranieri non accompagnati) di diverse nazionalità nella stragrande maggioranza africane. Su questa via si assiste a una drastica riduzione degli arrivi a partire da Giugno 2017, in seguito agli accordi presi tra il governo italiano e alcune forze del governo provvisorio libico che gestiscono parti del territorio del Paese, cosa che fa sì che il conteggio degli arrivi a fine anno su questa rotta sia inferiore del 34% rispetto a quello dell’anno precedente nonostante nei primi sei mesi del 2017 gli arrivi fossero stati anche più alti di quelli dei primi sei mesi del 2016.

Questa riduzione degli arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale si continua ad osservare anche nel corso del 2018. L’accordo stipulato tra l’Italia e la Libia, su cui ci sono molti dubbi di legittimità e conformità al rispetto dei diritti umani, ha reso più difficile partire dalla Libia e più facile invece essere intercettati dalla guardia costiera libica ed essere riportati nei campi per i migranti del Paese, cosa che ha portato anche ad un cambiamento sui punti di partenza e le nazionalità di chi è sbarcato in Italia. Si assiste a una diminuzione delle persone di diverse nazionalità africane in partenza dalla Libia e aumentano invece le piccole imbarcazioni in partenza da Tunisia e Algeria. In tutto il 2018 Frontex conteggia solo 23.485 persone sbarcate in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale, le cui prime tre nazionalità risultano essere quella tunisina (con 5.182 persone), seguita da quella eritrea (3.529 persone) e poi dalla nazionalità sudanese (2.037 persone). Se guardiamo alla composizione di genere e di età che ci fornisce l’UNHCR vediamo che su questa rotta nel 2018 gli uomini sono il 72%, le donne il 10% e i minori il 18% , ma tra questi continua ad essere molto elevato il numero di minori soli non accompagnati che vengono conteggiati in 3.536 cioè l’83% di tutti i minori arrivati attraverso questa via. Inoltre questa continua ad essere, nonostante la diminuzione degli sbarchi possibili, la rotta in cui si muore di più al mondo, a fine 2018 sono ancora più di 1.300 le persone che perdono la vita qui, sia perché le operazioni di soccorso in mare fatte dai singoli governi o a livello europeo praticamente vengono a mancare, sia perché alle ONG e alle navi mercantili che ancora sono presenti in quel pezzo di mare, dove i governi e l’Unione europea si sono sottratti, vengono fatte sempre più difficoltà nell’assegnazione di un porto sicuro di sbarco, mentre aumentano i rischi di sequestro e le multe per le imbarcazioni, che in base alle leggi internazionali e nazionali, continuano a soccorrere le persone in difficoltà e a rischio vita nel Mediterraneo.

Nel primo semestre del 2019 Frontex conteggia 4.890 arrivi attraverso questa rotta le cui prime tre nazionalità risultano essere le seguenti: Tunisia 8430; Sudan 5950; Pakistan 5800. Di queste secondo l’UNHCR,anche per le difficoltà fatte dall’Italia  nell’assegnazione di un porto sicuro, solo 2.800 vengono fatte sbarcare nel nostro paese (le tre principali nazionalità sono Tunisia 600, Pakistan 400, Algeria 300) mentre le altre approdano o a Malta o in porti di altri paesi europei. Se guardiamo alla composizione di genere e all’età di chi viene sbarcato in Italia troviamo che la percentuale di uomini cresce sino al 75%, le donne scendono al 7%, mentre i minori rimangono il 18%, di cui di cui circa 330 sono minori stranieri non accompagnati secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno.

 

2. Via del Mediterraneo Orientale.

Rimane nel 2017, come nel 2016, la seconda rotta di ingresso in Europa, dopo essere stata la principale nel 2015 assieme alla rotta Balcanica. I numeri nel 2016 erano drasticamente scesi dopo l’accordo tra i Paesi della UE e la Turchia del Marzo 2016 e si sono mantenuti relativamente bassi nel 2017, quando 42.305 persone hanno usato questa via per entrare in Europa. I principali ingressi sono stati quelli di 16.393 siriani, 7.193 iracheni e 3.985 afghani. Nel 2018 gli ingressi registrati su questa via aumentano (più 34%), ma rimane la seconda rotta più usata, visto che salgono molto anche quelli del Mediterraneo Occidentale. Nel 2018 Frontex su questa rotta mista (che ha una parte via mare e una parte via terra) conteggia 56.561 ingressi e le tre nazionalità più frequenti risultano essere quella siriana, quella afgana e quella irachena. Secondo i dati di UNHCR 32.500 persone arrivano via mare nel 2018 e 18.000 via terra in Grecia, in questa rotta gli uomini sono il 40%, le donne il 23% e i minori il 37% (di cui 1.922 minori stranieri non accompagnati cioè il 16% di tutti i minori arrivati nel paese). Di quelli che arrivano via mare le principali nazionalità sono Afgani (9.000) Siriani (7.900) e Iracheni (5.900).  Nel primo semestre del 2019 Frontex conteggia circa 28.210 ingressi in Europa attraverso questa via di cui le prime tre nazionalità sono Afgani (7.940), Siriani (5.257) e Turchi (3.042), mentre UNHCR ci dice che in Grecia ne sono arrivati 18.400 (di cui via mare 12.900 e via terra 5.500), nella divisione di genere e di età il 39%  di questi sono uomini, il 25% donne e il rimanente 36% minori. Le tre principali nazionalità risultano essere: Afgani(4.500), Siriani(2.000) e della Repubblica Democratica del Congo (1.500).

3. Rotta Balcanica.

È la via di terra che attraversa la Grecia verso altri Paesi dell’Unione Europea, passando di solito attraverso la Macedonia, l’Ungheria o la Serbia e ora anche attraverso la Bosnia ed Erzegovina e la Croazia. Conseguentemente all’accordo già ricordato del Marzo 2016 tra i Paesi della UE e la Turchia, anche questa rotta ha visto una drastica riduzione passando dai più di 700.000 passaggi irregolari del 2015 ai poco più di 130.261 nel 2016 e attestandosi a numeri molto bassi nel 2017 quando si sono conteggiati solo 12.178 passaggi. Le nazionalità che hanno usato più frequentemente questa rotta nel 2017 sono state quella pakistana con 4.355 persone, seguita dalla nazionalità afghana (con 3.388 persone) e da quella irakena (960 persone). 
Nel 2018 gli ingressi da questa via sono stati 5.869  e le prime tre nazionalità sono state quella afgana (con 1.669), quella pakistana (1.017) e quella iraniana (980). Nel primo semestre del 2019 gli ingressi attraverso questa via sono cresciuti tanto da essere quasi pari a quelli di tutto il 2018, Frontex conteggia infatti 5.794 persone; le cui prime tre nazionalità risultano essere Afghanistan (3.038) Iran (617) e Iraq (579).

4. Via Circolare dall’Albania e dalla Grecia.

Nel 2017 si sono conteggiate circa 6.393 persone che hanno seguito questa via, quasi esclusivamente albanesi (più di 6.000 lavoratori albanesi che la hanno usata per entrare e uscire tra i due Paesi, in base appunto ai lavori stagionali disponibili).Nel 2018sono state 4.550 le persone che hanno usato questa via, ancora in grande maggioranza albanesi.Nel primo semestre del 2019Frontex conta attraverso questa rotta 1.040 persone di cui: Albanesi (992) Indiani (15) Cinesi (12).

5. Via del Mediterraneo Occidentale.

È quella che va dall’Africa Settentrionale alla Spagna. Partendo soprattutto dal Marocco ma anche da altri Paesi, nel 2017 a partire da Giugno e ancora di più nel primo semestre del 2018 ha visto più che duplicato il numero di chi l’ha usata rispetto al 2016. Nel 2017 l’hanno percorsa 23.143 persone (di cui 4.809 in uscita dal Marocco, 4.219 dall’Algeria e 3.343 dalla Costa D’avorio).
Mentre nel 2018 è diventata la principale rotta di ingresso in Europa sia per gli adulti che per i minori stranieri non accompagnati attraverso il Mediterraneo con 57.034 persone entrate attraverso questa via, di cui le tre principali nazionalità rilevate sono state quella marocchina, quella guineana e quella maliana. Secondo i dati UNHCR, per genere ed età, gli uomini in  questa rotta sono stati nel 2018 il 78%, le donne l’11% e i minori l’11%, di cui 5.500 minori stranieri non accompagnati cioè il 77% di tutti i minori transitati in questa via, e appunto le tre nazionalità più presenti sono state: Marocco (13.000) Guinea (13.000) Mali (10.300). 

Nel primo semestre del 2019 Frontex conteggia 13.164 ingressi attraverso questa rotta e i dati UNHCR per genere ed età ci parlano di un 76% di uomini, un 12% di donne e un 12% di minori, e le tre prime nazionalità risultano ancora essere Marocco (4.300) Mali (1.700) e Guinea (1.600). Anche questa è una rotta mista via mare e via terra di cui nel primo semestre del 2019 circa 10.500 persone sono arrivate via mare e circa 2.800 via terra.

6. Via dall’Africa Occidentale al Mediterraneo.

È probabilmente la rotta meno in voga al momento e meno seguita da richiedenti asilo: infatti nel 2017 solo 421 persone sono arrivate in Europa in questo modo. Era la rotta tradizionale usata dalle persone in fuga dal Senegal, dalla Mauritania e dal Marocco, ma da quando la Spagna ha siglato con tutti e tre questi Paesi un accordo di controllo delle migrazioni e rimpatrio delle persone non autorizzate, i numeri sono diventati davvero molto bassi. Nel 2018 è stata usata da 1.531 con un forte aumento di persone (di cui la maggioranza di nazionalità marocchina e in partenza dal Marocco e i rimanenti in partenza dal senegal). Nel primo semestre del 2019 sono passate 482 persone attraverso questa via, confermando un utilizzo prioritario da parte di persone del Marocco (437).

7. Rotta Artica.

Nel 2016 si riporta la nascita di questa nuova rotta, al confine tra la Russia, la Finlandia e la Norvegia, che ha visto il passaggio nel 2017 di sole 872 persone. Nel 2018 sono state invece 1.084 quelle che hanno usato questa rotta; la maggioranza sono state le persone in fuga dal Vietnam, seguiti da afgani, russi e turchi. Nel primo semestre del 2019 le persone conteggiate lungo questa rotta sono state 302 e le prime tre nazionalità rilevate sono state invece: Bangladesh (39), Turchia(33), Iraq (33).


Fonte: Mariacristina Molfetta, La protezione internazionale in Europa nel 2017-2018, in Fondazione Migrantes, Il diritto d’asilo. Report 2019. Non si tratta solo di migranti – L’Italia che resiste, l’Italia che accoglie, Editrice Tau, 2019, pp. 22-30.