ELEONORA

26 anni, Italia

La mia lingua madre è l’italiano, parlo anche inglese e spagnolo, e cerco di non dimenticarmi il tedesco e il francese.

Al momento sto facendo il servizio civile al Ciac, insegno italiano a richiedenti asilo e rifugiati.

Finito il servizio civile inizierò il mio primo lavoro, sono davvero felice. Inizierò a lavorare al Ciac. Ero già in contatto con loro da circa due anni per la mia tesi proprio sul progetto Tandem.

Sono laureata in scienze antropologiche e ho fatto un master per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri.

Ormai, dal luglio del 2016, sono due anni che sono venuta ad abitare a Parma. Faccio Yoga e nuoto.

Sono nata a Milano però ho vissuto in un paesino di provincia, Baranzate, il paese più multiculturale d’Italia. Non mi è mai piaciuto vivere li. Fin dall’adolescenza sapevo che volevo viaggiare.

Uno dei viaggi più belli è stato quello in Kenya, un viaggio esperienziale, in un paesino vicino a Nairobi, in una struttura che si occupava di bambini di strada.

Questo viaggio devo dire che ha segnato il mio futuro, come anche l’incontro in Spagna con una professoressa femminista e antropologa.

Prima ero più coraggiosa, oggi sono un po’ più prudente e ho voglia di stabilità. Mi piacciono molto i gesti di gentilezza inaspettati e chi ha pensieri irriverenti.

Cittadinanza italiana

In Italia la cittadinanza segue principalmente il criterio dello ius sanguinis, pertanto è cittadino italiano chi discende da cittadini italiani.

Ciò fa sì che l’acquisizione della cittadinanza sia facile per i discendenti di italiani che risiedono all’estero e difficile per i cittadini di origine straniera residenti (ius domicilii) o addirittura nati in Italia (ius soli). Infatti oggi chi vive regolarmente in Italia può fare richiesta della cittadinanza solo dopo 10 anni di permanenza regolare e ininterrotta e può attendere anni la risposta.

Addirittura, i ragazzi di seconda generazione, nati in Italia da entrambi i genitori stranieri, possono diventare cittadini solo dopo il diciottesimo anno di età: ciò fa sì che oggi risiedano nel nostro paese più di un milione di minorenni privi della cittadinanza e dei diritti a essa connessi.

Più volte negli ultimi anni si è acceso il dibattito su una possibile riforma della legge sulla cittadinanza ma per lo più con tiepide o ostili reazioni a livello parlamentare, tanto che anche le più prudenti proposte in termini di ius culturae – ottenimento della cittadinanza basata sul compimento di un ciclo di studi e altri requisiti, tra i quali la nascita in Italia o l’ingresso nel paese entro i 18 anni d’età – si sono arenate.