Pakistan
Pil pro capite
1.547,85 USD (2017)
Aspettativa di vita
65,8 anni uomini, 69,8 donne (2016)
Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto
31 (104° posto nel mondo nel 2019)
Global Peace Index
153° posto su 163 Stati (2019). Il paese meno pacifico (163°) è l’Afghanistan.
Global Terrorism Index
5 posto con un punteggio pari a 8.181 (misura da 0 a 10; dato 2018). L’indice misura l’impatto diretto e indiretto del terrorismo (effetti sulla vita dei civili, le uccisioni, gli incidenti e il numero dei feriti, la distruzione delle proprietà e il danno psicologico sulla popolazione.
Fragile States index
8 posto tra i paesi di “allerta” che si caratterizzano sulla base degli indicatori della pressione demografica e della convivenza intercomunitaria, della presenza di sfollati interni, corruzione, disuguaglianza economica, delegittimazione dello stato, sospensione e arbitraria applicazione della legge, ingerenze esterne sulla politica di governo, deterioramento dei servizi pubblici, abusi contro i civili da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza.
Popolazione
Nella Repubblica islamica del Pakistan, paese indipendente dal 1947, vivono 207,862,518 milioni di abitanti (dato aggiornato a luglio 2018).
I principali gruppi etnici sono: punjabi 44,7%, pashtun 15,4%, Sindhi 14,1%, Saraiki 8,4%, Muhajirs 7,6%, Balochi 3,6%, altri 6,3%.
Le lingue parlate sono Punjabi 48%, Sindhi 12%, Saraiki (una variante del punjabi) 10%, Pashto (nome alternativo pashtun) 8%, Urdu (ufficiale) 8%, Balochi 3%, Hindko 2%, Brahui 1%, Inglese (ufficiale; lingua franca dell’elite pakistana e di molti ministri pakistani), Burushaski, e altre.
La maggior parte della popolazione è di religione musulmana 96.4% di cui sunnita tra 85-90%, sciita tra 10-15%), altre (inclusi cristiani and Hindu) 3.6% (dato aggiornato al 2010)
Leggi discriminatorie
Il Pakistan ha oltre 8.000 prigionieri nel braccio della morte, una delle popolazioni più grandi del mondo che sta per essere giustiziata. La legge pakistana impone la pena capitale per 28 reati, tra cui omicidio, stupro, tradimento, alcuni atti di terrorismo e blasfemia. Quelli nel braccio della morte provengono spesso dalle sezioni più emarginate della società.
Continua inoltre la violenza contro le donne transessuali e intersessuali in Pakistan.
Secondo il gruppo locale Trans Action, 479 attacchi contro donne transgender sono stati segnalati nella provincia di Khyber-Pakhunkhwa nel 2018. Almeno quattro donne transgender sono state uccise lì nel 2018 e almeno 57 sono state uccise lì dal 2015.
In un importante sviluppo, il parlamento pakistano a maggio del 2018 ha approvato una legge che garantisce i diritti fondamentali per i cittadini transgender e che bandisce la discriminazione da parte dei datori di lavoro. La legge garantisce alle persone il diritto di auto identificarsi come maschio, femmina o una miscela di generi e di avere tale identità registrata su tutti i documenti ufficiali, inclusi carte di identità nazionali, passaporti, patenti di guida e certificati di istruzione.
Il codice penale pakistano criminalizza la condotta sessuale tra persone dello stesso sesso, mettendo gli uomini che fanno sesso con uomini e donne transgender a rischio di abusi della polizia e altre violenze e discriminazioni.
Per quanto riguarda la libertà di culto almeno 17 persone rimangono nel braccio della morte in Pakistan dopo essere state condannate ai sensi della legge draconiana sulla blasfemia e centinaia attendono il processo. La maggior parte di coloro che affrontano accuse di blasfemia sono membri di minoranze religiose.
Le accuse di blasfemia e la relativa retorica sia di attori privati che dei funzionari sono aumentate nel 2018. Tuttavia, il governo non ha modificato la legge e ha invece incoraggiato procedimenti discriminatori e altri abusi contro i gruppi vulnerabili.
I membri della comunità religiosa degli Ahmadiyya continuano a essere un obiettivo principale per i procedimenti giudiziari in base alle leggi sulla blasfemia, nonché per le leggi specifiche anti-Ahmadi in tutto il Pakistan. Si trovano ad affrontare una crescente discriminazione sociale in quanto gruppi militanti e il partito politico islamista Tehreek-e-Labbaik (TLP) li accusa di “fingersi musulmani”. Il codice penale pakistano continua a considerare “il fingersi musulmani” da parte degli Ahamdis un reato. Sono stati effettivamente esclusi dalla partecipazione alle elezioni parlamentari del 2018: per votare, gli ahmadi sono tenuti a dichiarare di non essere musulmani, che molti vedono come una rinuncia alla loro fede.
Migrazioni forzate
I push factor delle migrazioni forzate degli uomini e delle donne del Pakistan possono essere così sintetizzate:
- Istituzioni governative fragili;
- Violenza settaria e politica;
- Limitato accesso alla giustizia;
- Presenza di gruppi terroristici di origine sia pashtun che punjabi
- Contese territoriali e presenza della Fata (Federal Administrative Tribal Areas) dove è forte la presenza di elementi talebani;
- Precarie condizioni economiche e sociali;
- Corruzione endemica delle forze dell’ordine;
- Disastri ambientali e cataclismi naturali
- Tratta a fini di sfruttamento lavorativo e sessuale
- Discriminazione basata sull’appartenenza ad un determinato gruppo sociale
- Bonded labor (lavoro vincolato al debito/forzato)
In Italia
Nell’anno 2018 è stato riconosciuto lo status di rifugiato a 426 persone (4%), la protezione sussidiaria a 655 persone (7%), la protezione umanitaria a 1360 persone pari al 14%, nessun riconoscimento a 6139 persone pari al 64%, infine irreperibili 963 (10%) e altri esiti 68 persone (1%).
Di particolare interesse il riconoscimento della protezione umanitaria da parte del Tribunale di Bologna ad un cittadino pakistano proveniente dalla regione del Punjub in quanto rifugiato climatico costretto ad una migrazione forzata in seguito ad un’alluvione che ha distrutto tutti i suoi averi senza la possibilità di ricevere un sostegno dal proprio paese di origine.
Per approfondire
Io sono Iqbal, Andrew Croft, Piemme
Io sono Malala, Malala Yousafzai, Garzanti