Brasile
Pil pro capite
9.821,41 USD (2017)
Aspettativa di vita
70,2 anni uomini, 77,5 donne (2016)
Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto
169 (18° posto nel mondo nel 2019)
Indice di percezione della corruzione 2018
105 su 180
Global Terrorism Index
1,39 (misura da 0 a 10; dato 2018). L’indice misura l’impatto diretto e indiretto del terrorismo (effetti sulla vita dei civili, le uccisioni, gli incidenti e il numero dei feriti, la distruzione delle proprietà e il danno psicologico sulla popolazione).
Fragile States index
83 su 178 (2019) nella lista degli Stati che si caratterizzano “fragili” sulla base di indicatori della pressione demografica e della convivenza intercomunitaria, presenza di sfollati interni, corruzione, disuguaglianza economica, delegittimazione dello stato, sospensione e arbitraria applicazione della legge, ingerenze esterne sulla politica di governo, deterioramento dei servizi pubblici, abusi contro i civili da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza.
Governo
Il Brasile, che ha guadagnato l’indipendenza dal Portogallo il 7 settembre 1822, è una Repubblica presidenziale federale.
A partire dal suo insediamento, avvenuto il 1° gennaio 2019, il nuovo presidente, Jair Bolsonaro ha portato avanti politiche xenofobe e conservatrici. Poco dopo il suo insediamento, con un ordine esecutivo, Bolsonaro ha tolto alle popolazioni indigene la gestione dei loro territori, affidandola alla ministra dell’Ambiente, Tereza Cristina Dias, che rappresenta le lobby dei proprietari agricoli.
Tutte queste decisioni, come avevano preannunciato i leader indigeni, avrebbero portato ad un aumento della deforestazione e della violenza contro le popolazioni indigene, poiché «I popoli indigeni sono difensori e protettori dell’ambiente», ha detto ad esempio Dinaman Tuxá. Così è stato: nell’agosto 2019 Bolsonaro ha licenziato il direttore dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale, che aveva accusato di mentire sul disboscamento dell’Amazzonia. L’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale aveva infatti pubblicato delle analisi basate sulle immagini satellitari secondo le quali nella prima metà di luglio 2019 erano stati distrutti oltre 1.000 chilometri quadrati di Amazzonia, il 68 per cento in più della superficie distrutta nell’intero mese di luglio del 2018. Nei primi sette mesi in cui Bolsonaro è stato presidente la Foresta amazzonica ha perso 3.444 chilometri quadrati di alberi, secondo l’agenzia nazionale che si occupa di deforestazione: il 39 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Gravi violazioni dei diritti umani
Human Right Watch scrive, a proposito del Brasile: “I problemi cronici dei diritti umani affliggono il Brasile. Alcuni agenti di polizia hanno ucciso illegalmente, torturato i detenuti e maltrattato i bambini in conflitto con la legge. Molte carceri brasiliane sono gravemente sovraffollate e la mancanza di un adeguato controllo statale è vulnerabile alla violenza, all’estorsione e al reclutamento da parte di bande. Altri problemi relativi ai diritti umani includono la violenza contro le donne, le uccisioni di giornalisti e blogger a causa del loro lavoro e la violenza contro attivisti rurali e popolazioni indigene coinvolte in conflitti sulla terra. Gli autori di abusi durante il dominio militare del 1964-1985 continuano a essere protetti dalla giustizia da una legge di amnistia approvata dal regime militare”.
Secondo un recente rapporto di HRW, la violenza, in Brasile, ha raggiunto il suo picco con 64.000 uccisioni nel 2017. Di questi, circa 5.000 erano omicidi commessi da agenti di polizia. Mentre alcuni omicidi di polizia sono commessi per difesa personale, le ricerche di Human Rights Watch e di altre organizzazioni mostrano che alcune sono esecuzioni extragiudiziali. A San Paolo, il difensore civico della polizia ha esaminato centinaia di omicidi nel 2017, concludendo che la polizia ha usato una forza eccessiva in tre quarti di essi, a volte contro persone disarmate.
Una legge del 2017 ha spostato i processi contro membri delle forze armate accusati di uccisioni illegali di civili dai tribunali civili ai tribunali militari. La legge ha anche trasferito processi contro la polizia militare – la forza di polizia statale che pattuglia le strade in Brasile – accusata di tortura e altri crimini, nei tribunali militari. Ciò significa che le forze armate e la polizia militare indagano sui propri membri che sono accusati di crimini. Secondo le norme internazionali, le esecuzioni extragiudiziali e altre gravi violazioni dei diritti umani da parte della polizia e dei militari devono essere indagate dalle autorità civili e processate in tribunali civili.
Un altro grave problema in Brasile è la violenza domestica. I casi di violenza domestica, nel 2017, sono stati più di 1.2 milioni. Spesso queste violenze conducono alla morte: nel 2017, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, 4.539 donne sono state uccise in Brasile, secondo quanto riferito dal Forum brasiliano sulla pubblica sicurezza. La polizia ha registrato 1.133 come femminicidi, definiti dalla legge brasiliana come l’uccisione di una donna “a causa dell’essere persone del sesso femminile”. Il numero reale è probabilmente più alto, poiché la polizia non registra come femminicidi gli omicidi per i quali i moventi non sono chiari.
Gli attivisti per i diritti umani e per l’ambiente, oltre che molti blogger e giornalisti, sono stati oggetto di minacce, violenze ed intimidazioni, in particolar modo durante la campagna elettorale che si è svolta nel 2018.
La notte tra il 14 ed il 15 marzo 2018 Marielle Franco, del Partito Socialismo e Libertà (Psol), consigliera comunale e nota attivista per i diritti umani, è stata uccisa in un agguato nel quartiere Estacio di Rio de Janeiro. Marielle si batteva per i diritti delle donne nere, delle persone LGBTI e dei giovani nelle favelas. Il giorno successivo all’omicidio, centinaia di migliaia di brasiliani sono scesi in piazza in molte città brasiliane per ricordare Marielle e chiedere giustizia. Amnesty International ha chiesto al governo un’inchiesta adeguata, parlando di “un omicidio mirato” che ha messo in evidenza i pericoli a cui vanno incontro i difensori dei diritti umani in Brasile. Quasi un anno dopo, nel marzo 2019, due ex agenti della Polizia Militare, Ronnie Lessa, 48 anni, agente in pensione e Elcio Vieira de Queiroz, ex poliziotto cacciato dal corpo, 46 anni, sono stati arrestati per l’omicidio di Marielle e del suo autista, Anderson Gomes.
Per approfondire
Human Rights Watch, Brazil, 2019
“Il presidente brasiliano Bolsonaro ha licenziato il direttore dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale, che aveva accusato di mentire sul disboscamento dell’Amazzonia” Il Post, 3 agosto 2019
“Il Brasile sta disboscando l’Amazzonia molto più in fretta di prima”, Il Post, 29 luglio 2019
Camilla Desideri, “L’omicidio di Marielle Franco risveglia la società brasiliana” Internazionale, 19 marzo 2018,
Daniele Mastrogiacomo “Omicidio di Marielle Franco, arrestati in Brasile due ex poliziotti”, Repubblica, 12 marzo 2019