Albania
Pil pro capite
2.058,04USD (2017)
Aspettativa di vita
72,5 anni uomini, 77,4 donne (2016)
Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto
113, è al 52° posto (2019)
Global Terrorism Index
97° (2019); 1.01
Fragile States Index
al 121° posto (2019) nella lista degli Stati che si caratterizzano “fragili” sulla base degli indicatori della pressione demografica e della convivenza intercomunitaria, della presenza di sfollati interni, corruzione, disuguaglianza economica, delegittimazione dello stato, sospensione e arbitraria applicazione della legge, ingerenze esterne sulla politica di governo, deterioramento dei servizi pubblici, abusi contro i civili da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza.
Indice di percezione della corruzione
36/100; al 99° posto su 180 paesi
Popolazione
L’Albania – una Repubblica parlamentare indipendente dal 28 novembre 1912 dall’Impero ottomano a Valona – ha una popolazione di 2 876 591 abitanti (2015), di cui il 98% di etnia albanese, l’1% di etnia greca ed il 1% tra Arumeni, Rom, Serbi, Macedoni, Montenegrini, Armeni.
L’Albania è l’unica nazione europea a maggioranza islamica; secondo il censimento governativo del 2011 la popolazione è divisa in 57,12% di musulmani sunniti, 10,11% di cattolici, concentrati soprattutto nelle zone montuose del nord e il 6,75% di ortodossi, diminuiti molto a causa dell’emigrazione verso la Grecia; la parte rimanente si dichiara atea o non affiliato. Esistono inoltre piccole minoranze religiose di ebrei, ahmadiyya, bektashi, protestanti, mormoni, testimoni di Geova.
Migrazioni forzate
Le cause delle migrazioni forzate degli uomini e delle donne albanesi possono essere così sintetizzate:
- Violenza domestica
- Matrimoni forzati
- Impossibilità di accesso alla giustizia
- Condizioni di estrema indigenza, impossibilità di accesso al lavoro ed alle risorse primarie
- Persecuzione da parte di bande criminali e mafiose, da parte di famiglie potenti e persone di rilievo nella società albanese; faide famigliari (si vedano contenuti approfondimenti).
In Italia
Si stima che in Italia risiedano tra i 500.00 e gli 800.00 albanesi; una delle più grandi comunità, dopo quella in Kosovo (di circa 2.000.000) e quella in Turchia (tra 600.000 ed 1.300.000).
Gli arbëreshë (AFI: /aɾˈbəɾɛʃ/, in albanese: arbëreshët e Italisë), ossia gli albanesi d’Italia, detti anche italo-albanesi, sono la minoranza etno-linguistica albanese storicamente stanziata in Italia meridionale e insulare.
Le comunità albanesi d’Italia, distribuite in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, si riconoscono dal mantenimento della lingua. Esse hanno duplice nomenclatura: in lingua italiana e in lingua albanese (nella variante arbëreshe). Quest’ultima è quella con cui gli abitanti conoscono il proprio luogo, identificato come katund o horë. Le comunità dell’Arberia sono divise in numerose isole etno-linguistiche corrispondenti a diverse aree dell’Italia meridionale. Tuttavia, alcune località, circa trenta, sono state assimilate e hanno ormai perso l’identità originaria, oltre all’uso della lingua, mentre altre sono completamente scomparse.
Oggi si contano 50 comunità di provenienza e cultura albanese, 41 comuni e 9 frazioni, disseminati in sette regioni dell’Italia Meridionale e insulare, costituendo complessivamente una popolazione di oltre 100 mila abitanti. Sulla reale consistenza numerica degli italo-albanesi non vi sono cifre sicure, gli ultimi dati statisticamente certi sono quelli del censimento del 1921, da cui risulta che erano 80.282, e quello del 1997 dal quale risulta una popolazione di 197.000, come emerge nello studio di Alfredo Frega, anche se nel 1998 il ministero dell’Interno stimava la minoranza albanese in Italia in 98.000 persone.
Le prime diaspore albanesi verso l’Italia iniziarono durante la dominazione ottomana, nel 1300 e proseguirono fino al 1700.
A partire dal 1991, con la caduta della Repubblica Popolare socialista d’Albania, l’Italia è stata interessata da una nuova ondata migratoria albanese. Il 9 febbraio 1991, oltre 10.000 persone, giunte da diverse parti dell’Albania, si ammassarono nel porto di Durazzo per emigrare in Italia in cerca di lavoro.
Il 7 marzo ben 27.000 albanesi arrivarono a Brindisi, in quello che fu il primo arrivo di massa d’immigrati in Italia. Il secondo grande arrivo di massa avvenne l’8 agosto dello stesso anno, con l’attracco nel porto di Bari di un mercantile partito da Durazzo, il Vlora, con ventimila migranti a bordo.
A Parma
Lo status di rifugiato è stato riconosciuto nel 2018 ad una donna albanese vittima di violenza domestica nel paese d’origine. La Commissione territoriale ha ravvisato elementi di persecuzione, poiché la donna, giunta in Italia insieme ai 3 figli, era minacciata dal marito.
Un’altra donna albanese, con una storia analoga, si è vista riconosciuta la protezione sussidiaria dal Tribunale ordinario di Bologna, in seguito al diniego della sua richiesta di protezione da parte della Commissione territoriale. Il giudice ha ravvisato il rischio di un danno grave nel caso la donna facesse ritorno al paese d’origine.
Per approfondire
Australia: Refugee Review Tribunal, Albania: 1. Attempt to locate sources that mention: a.) the Bajraj clan; b.) Muslim criminal gangs in Shkoder; 2. Report on organised criminal activity in Albania, focussing on the north and Shkoder. 3. Report on links between criminal gangs and/or criminals and the government of Albania, 17 Aprile 2012, ALB40190
Canada: Immigration and Refugee Board of Canada, Albania: Domestic violence, including legislation, state protection and support services available to victims (2011-aprile 2014), 30 Aprile 2014, ALB104859.E
United Kingdom: Home Office, Country Policy and Information Note Albania: Blood feuds, Ottobre 2018, Version 3.0