Afghanistan
Pil pro capite
585,85 USD (2017)
Aspettativa di vita
49,9 anni uomini, 52,7 donne (2016)
Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto
25 (107° posto nel mondo nel 2019)
Global Peace Index
163° su 163 Stati (2019). Paese meno pacifico al mondo.
Global Terrorism Index
9.391 (misura da 0 a 10; dato 2018). L’indice misura l’impatto diretto e indiretto del terrorismo (effetti sulla vita dei civili, le uccisioni, gli incidenti e il numero dei feriti, la distruzione delle proprietà e il danno psicologico sulla popolazione.
Fragile States index
9 posto nella lista dei paesi più fragili al mondo che si caratterizzano sulla base degli indicatori della pressione demografica e della convivenza intercomunitaria, della presenza di sfollati interni, corruzione, disuguaglianza economica, delegittimazione dello stato, sospensione e arbitraria applicazione della legge, ingerenze esterne sulla politica di governo, deterioramento dei servizi pubblici, abusi contro i civili da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza.
Popolazione
L’Afghanistan, Repubblica islamica indipendente dal 1919, conta 34.940.837 milioni di abitanti.
La costituzione afghana del 2004 riconosce 14 gruppi etnici: Pashtun, Tajik, Hazara, Uzbek, Baloch, Turkmen, Nuristani, Pamiri, Arab, Gujar, Brahui, Qizilbash, Aimaq, and Pashai. La questione etnica in Afghanistan rappresenta un dato sensibile, pertanto non sono disponibili statistiche ufficiali e i piccoli campioni raccolti attraverso le interviste non sono una fonte affidabile.
Per quanto riguarda le lingue, la più parlata è il persiano afghano o dari al 77% e il dari viene impiegata come lingua franca, segue il pashto al 48%, l’uzbek all’11%, l’inglese al 6%, il turkmeno al 3%, l’urdu al 3%, pashavi all’1%, l’arabo all’1% e il balochi all’1%.
La maggior parte della popolazione è di religione musulmana (99.7%), divisa tra la corrente sunnita (84.7 – 89.7%) e quella sciita (10-15 %), seguono altre religioni allo 0.3%
Pena di morte
A febbraio 2018 è entrato in vigore un nuovo codice penale che per cui l’ergastolo ha sostituito la pena di morte per molti crimini. Esso incorpora anche lo statuto di Roma della Corte penale internazionale che copre i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio; espande la definizione del reato di tortura e riduce in modo significativo il numero dei reati capitali.
Un aspetto problematico riveste l’articolo 2 del nuovo codice che consente ai giudici di pronunciarsi su alcuni crimini islamici e di decidere le punizioni di tali reati in conformità con la giurisprudenza islamica della scuola Hanafi. L’incorporazione di Hudud e Qisas all’articolo 2, paragrafo 2, implica che per i reati contrari alla Shari’ᾱ????, possano applicarsi le pene previste da quest’ultima.
La pena di morte è prevista per, solo per citarne alcuni, crimini internazionali, omicidio aggravato, adulterio se commesso da due adulti sposati, stupro, apostasia… I metodi di esecuzione sono: lapidazione, plotone d’esecuzione, impiccagione
Sharia
Il diritto afghano è un insieme di diritto islamico, legislazione statale e diritto consuetudinario. La Costituzione afghana dichiara l’islam religione di stato. I fedeli di altre religioni sono liberi di professarle nei limiti previsti dalla legge. La conversione dall’islam ad un’altra religione è considerata apostasia ed è punibile con la morte, con l’imprigionamento o con la confisca delle proprietà in accordo con l’interpretazione giurisprudenziale della scuola hanafita.
Il nuovo codice penale prevede sanzioni nei confronti di chi insulta o offende fisicamente un’altra persona sulla base del proprio credo religioso.
La sharia può essere applicata in tutti quei reati per cui non è prevista una punizione dalla Costituzione o da altre leggi. Tutti i crimini hudood, ossia contro l’islam, come ad esempio l’apostasia, sono puniti secondo i dettami della sharia.
Durante il periodo di regime talebano è stata praticata un’interpretazione rigida della shari’a che ha visto coinvolte in primis le donne in quanto soggetti maggiormente vulnerabili. In quel periodo sono stati infatti registrati casi di lapidazione di donne accusate di adulterio (zina).
Prassi discriminatorie
A livello sociale in Afghanistan i soggetti più deboli e meno tutelati dallo Stato sono le donne, i bambini, i disabili e gli anziani.
Nonostante timidi segnali di miglioramento, alcuni esperti internazionali hanno definito l’Afghanistan una nazione molto pericolosa per le donne. Le donne e ragazze afgane continuano a essere vittime di discriminazioni, violenza domestica, matrimoni forzati, tratta di esseri umani e a essere merce di scambio nella soluzione delle controversie. Spesso subiscono attacchi da parte delle forze talebane. La legge punisce il reato di stupro con l’ergastolo e, se la violenza causa la morte della vittima, si applica la pena di morte per il responsabile. È punito anche il reato di “violazione della castità della donna” (qualora non sia la conseguenza di un atto di adulterio) con la prigione fino a 7 anni. La legge non prevede la punizione dello stupro da parte del marito. Nonostante le disposizioni legislative, nella maggior parte dei casi la legge non viene applicata.
E’ tutt’ora in auge per le donne il “test di verginità” da parte della polizia e pubblici ministeri, attraverso esami vaginali e anali invasivi per determinare se una donna o una ragazza sono ancora vergini, Nonostante il Presidente Afghano abbia chiaramente detto che tali pratiche devono finire, esse sono attuate ancora oggi dal personale medico.
Il rapporto Eligibility Guidelines for Assessing the International Protection Needs of Asylum-Seekers from Afghanistan, pubblicato dall’UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) nel luglio del 2009, sottolinea che “come l’apostasia (l’abbandono formale e volontario della propria religione, NDR), l’omosessualità è punibile con la pena di morte, secondo la maggior parte delle interpretazioni della legge islamica”. L’omosessualità in Afghanistan rimane un tabù e molti vivono la propria sessualità con paura e timore.
L’UNHCR ritiene che gli omosessuali siano comunque a rischio di subire emarginazione a livello sociale, violenze da parte delle famiglie o di membri delle comunità, ma che siano anche formalmente perseguibili.
Migrazioni forzate
I push factor delle migrazioni forzate degli uomini e delle donne dell’Afghanistan possono essere così sintetizzati:
- Situazione di insicurezza e di grave instabilità politica, economica e sociale dettata da decenni di conflitto;
- Tentativo di reclutamento da parte del gruppo terroristico dei talebani;
- Gravi ripercussioni da parte dei talebani se una persona è percepita collaborare o collabora con le forze governative e internazionali e ripercussioni da parte delle forze governative e internazionali se una persona è percepita collaborare o collabora con i talebani;
- Gravi violazioni dei diritti umani, quali crimini internazionali e di guerra su tutta la popolazione civile; violazioni del diritto internazionale umanitario in un contesto di conflitto; arresti e detenzioni arbitrarie; inefficacia del sistema giudiziario;
- Discriminazione basata sul genere, sull’appartenenza ad un gruppo etnico o ad uno specifico gruppo sociale, come donne, bambini e omosessuali
- Fragilità dello stato; assenza di libertà civili e politiche; forte corruzione
In Italia
Secondo i dati del Ministero dell’interno nell’anno 2017, in Italia hanno presentato domanda di asilo 982 persone, il 65% in meno rispetto all’anno precedente (2.831). Nel 2018 l’Afghanistan non risulta tra le prime 25 nazionalità dei richiedenti asilo. Nel 2017 hanno ricevuto la protezione internazionale l’87% dei richiedenti, cui va sommato il 2% di protezione umanitaria. Percentuali paragonabili l’anno successivo, con l’86% di protezione internazionale e l’1% di umanitaria.
Per approfondire
Khaled Hosseini, Preghiere del mare, 2018, Società Editrice Milanese (Romanzo)
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni, 2018, Piemme (Romanzo)
Gino Strada, Pappagalli verdi, 1999, Feltrinelli (Romanzo)
Gino Strada, Buskashì, 2002, Feltrinelli
Monika Bulaj. Nur. Appunti sull’afghanistan, 2017, National Geographic (libro fotografico)
UNHCR, Linee guida dell’UNHCR sull’elegibbilità per la valutazione della necessità di protezione internazionale dei richiedenti asilo provenienti dall’afghanistan, 17 dicembre 2010