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La Repubblica autonoma di Crimea è una repubblica autonoma dell’Ucraina. L’11 marzo 2014, la repubblica si è dichiarata indipendente e il 18 marzo 2014, a seguito di un referendum considerato illegale e non valido dalla comunità internazionale (nel quale il 97,3% dei cittadini della Crimea votò per aderire alla Federazione russa), è stata annessa alla Federazione russa con il nome di Repubblica di Crimea.

L’Ucraina e la maggior parte della comunità internazionale non ne riconosce l’indipendenza territoriale e l’annessione alla Federazione russa; in particolare, l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America considerano illegale sia la proclamazione d’indipendenza sia il referendum del 2014, oltre che la successiva richiesta di annessione alla Russia, e considerano lo status giuridico del suo territorio come sotto “occupazione militare” dell’esercito russo. Il 17 marzo 2014 è stata adottata come moneta a corso legale il rublo russo, mentre dal 30 marzo 2014 vige l’ora di Mosca, attualmente fissata a UTC+3. La sovranità della Russia sulla penisola è però riconosciuta solo da una parte minoritaria della comunità internazionale.

Storia e geografia

A detta dei geografi, la Crimea è una penisola. In realtà è un’isola, poco più grande della Sicilia, collegata all’Ucraina da una sottile striscia di terra: l’istmo di Perekop. Istmo che sembra fatto apposta per complicare la vita, sia a chi sta sulla (pen)isola, sia a chi sta sulla terraferma. E infatti nel corso dei millenni, per il controllo di Perekop, è stato versato molto, moltissimo sangue. La Crimea ha sempre fatto gola. A greci, romani, goti, mongoli e ottomani. A russi, inglesi e francesi, tedeschi, ucraini. Persino ai mercanti genovesi e veneziani.

Come tante altre isole non del tutto isolate, la Crimea galleggia in una condizione ambigua. Ha come capitale Simferopoli, un’umida città a una cinquantina di chilometri dal mare. L’anima della Crimea, però, si trova sul Mar Nero. A Sebastopoli. Quasi quattrocentomila abitanti, tra i maggiori porti dell’Europa orientale, Sebastopoli è una città di contraddizioni. A partire da questa: fa parte della Crimea sul piano storico e geografico, ma non su quello amministrativo. Perché come la capitale nazionale Kiev, gode di uno status a se stante. È facile capirne la ragione. Grazie alla sua baia profonda e alla sua posizione strategica, il porto di Sebastopoli è eccellente. E a differenza di gran parte dei porti russi, ha il vantaggio di non ghiacciare mai. Ai tempi dell’Urss era la principale base della Flotta sovietica del Mar Nero. Oggi è la base sia della Marina militare ucraina, sia della Flotta russa del Mar Nero.

Il territorio della Repubblica autonoma di Crimea occupa la quasi totalità della penisola di Crimea ed è posta sulla costa settentrionale del Mar Nero.

Popolazione

La popolazione è per il 58,5% di etnia russa e per il 24,4% di etnia ucraina. La minoranza etnica dei tartari di Crimea, che nel 2001 formavano il 12,1% della popolazione, discende direttamente dal periodo della dominazione del Khanato di Crimea. Fino alla fine del XIX secolo, i tartari rappresentavano la maggioranza della popolazione, poi, in seguito alla massiccia immigrazione russa ed ucraina, sono diventati una minoranza fino quasi a scomparire a causa della deportazione di massa verso l’Asia centrale effettuata da Stalin nel 1944. Con la fine dell’Unione Sovietica i tartari poterono ritornare in Crimea.

In Crimea, specialmente nell’area di Kerč, vivono ancora oggi i discendenti degli Italiani di Crimea. Durante la seconda guerra mondiale l’intera comunità è stata accusata di collaborazionismo con i tedeschi e deportata a partire dal 29 gennaio 1942. Chi era sfuggito al primo rastrellamento fu catturato e deportato l’8 e il 10 febbraio 1942: l’intera comunità, compresi i rifugiati antifascisti che si erano stabiliti a Kerč, venne radunata e costretta a mettersi in viaggio verso i Gulag.

Un ponte strategico

Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, la costruzione di un collegamento stabile in quell’area è sempre stata vista come strategica per esigenze alternativamente commerciali o militari. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il progetto del ponte fu accantonato per tornare ad affiorare e scomparire più volte nelle intricate vicissitudini diplomatiche fra Ucraina e Russia. Col referendum sull’autodeterminazione del 16 marzo 2014 la costruzione del ponte tornò ad essere un obiettivo strategico sotto la responsabilità di un solo governo. La compagnia Stroygazmontazh – incaricata di realizzare l’opera – ha cominciato la costruzione del ponte stradale nel maggio 2015 per concluderla con sei mesi di anticipo in soli tre anni.

A testimonianza del fatto che si tratti di un luogo di importanza strategica, durante la pulizia del fondale, nell’area sono stati recuperati i resti di oltre 200 bombe, di aerei Ilyushin Il-2 e Curtiss P-40 Kittyhawk e di numerosi residuati bellici hitleriani.

Il 15 maggio 2018 il presidente della Federazione Russa ha inaugurato il ponte più lungo d’Europa: quattro corsie in grado di far transitare 40.000 veicoli al giorno senza pedaggi per 18,1 km (per confronto, il ponte di Messina – eternamente in fase di progetto – dovrebbe essere lungo sui 3,3 km). Accanto al ponte stradale, un doppio binario ferroviario dovrebbe essere ultimato nel 2019.

Significativo che – invece dell’usuale corteo inaugurale di limousine nere – Putin alla guida di un grosso camion Kamaz da costruzione abbia guidato da Taman a Kerch una carovana di pesanti mezzi da cantiere arancioni con a bordo gli operai che hanno realizzato l’opera. Non solo un riconoscimento ai lavoratori ma anche un chiaro avvertimento che quel ponte è già in grado di trasportare rapidamente mezzi pesanti da un punto all’altro della Federazione Russa.

Per approfondire:

Luca Longo, Perché la Crimea è strategica per Russia, Ucraina e Europa

Aldo Ferrari (a cura di), Oltre la Crimea Russia contro Europa?, ISPI

Mattia Bernardo Bagnoli, La penisola che non c’è: reportage dalla Crimea dopo il referendum, ANSA