VIRGINIE

34 anni, Camerun

La mia lingua madre è il bassa’a, parlo francese e italiano.

Sto facendo il tirocinio da OSS (operatore sociosanitario).

Sono nata a Ngog-Mapubi, un paesino di collina al centro del Camerun, ricco di frutta e verdura. Nella nostra lingua significa Pietra della luce.

A diciotto anni mi trasferii a Douala e a trent’anni lasciai il Camerun.
Una parte della mia famiglia è rimasta al villaggio gli altri si sono spostati a Douala.
Mi sono rimaste tre sorelle più piccole, il mio unico fratello è morto.

Lavoravo quando c’era il lavoro e quando non c’era mi arrangiavo commerciando.
In città la vita è molto difficile, se non hai un po’ di soldi non riesci a fare niente.
Al villaggio invece, tutti lavorano la terra e qualcosa da mangiare c’è sempre.

Nel mio paese non era possibile imparare un mestiere: le scuole sono tutte private e costano tanto.

In Italia prima sono arrivata in Sardegna e poi sono andata a Casalmaggiore da una mia amica, poi un’altra amica mi ha indirizzata al CIAC.
Sono stata anche una settimana all’aperto, nel freddo, era dicembre.

Ho due bambine una di quattordici e una di dieci anni. Vorrei trovare un lavoro, una casa e vivere qui con le mie bambine.

Tutto quello che faccio mi piace. Non ho paura di niente. Sono stata coraggiosa prima e lo sono sempre. La differenza e che qui in Italia ho più possibilità. La mia vita è cambiata: qui non si va mai a letto senza cena, al contrario in Camerun molte persone dormono affamate.

Protezione umanitaria

Questa era una forma di protezione nazionale, prevista dall’ordinamento italiano nel testo unico sull’immigrazione in conformità con art. 10 della Costituzione.

Veniva concessa (con una durata di due anni) nel caso in cui, pur in assenza di requisiti per accedere alla protezione internazionale, fossero comunque presenti seri motivi umanitari tali da rendere la persona meritevole di tutela.

Questa forma di protezione – che ha permesso ha più di 100.000 migranti di rimanere regolarmente sul territorio italiano – è stata abrogata con il decreto sicurezza a ottobre del 2018.

Fino al decreto sicurezza di ottobre 2018 tutti i titolari di protezione umanitaria avevano diritto a essere inseriti in un progetto del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), benché tale sistema non abbia mai avuto la capienza necessaria per soddisfare la domanda complessiva di posti.