La mia lingua madre è lo spagnolo, parlo italiano e un po’ di inglese.
Lavoro come operatrice sanitaria in una casa protetta; sono delegata sindacale e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere; sono volontaria al Pozzo di Sicar.
Qui a Parma siamo in tre, io, mio marito e mia figlia che ha tredici anni.
Sono nata a Lima. Mia madre è mancata dieci anni fa, mio padre è ancora là e anche tre dei miei fratelli. Siamo in otto e viviamo sparsi per il mondo.
Vorrei passare un Natale con mio padre: non ci vediamo da dieci anni.
A 25 anni lasciai il Perù. Prima mi ero diplomata come segretaria.
Era l’inizio della crisi economica ed era molto difficile trovare lavoro.
In un attimo decisi di partire e il mio fidanzato, che adesso è mio marito, mi disse: “Fai quello che vuoi Ruth.”
Mio fratello mi ha prestato i soldi per il viaggio. Presi un autobus per l’Ecuador e da lì volai a Linate. A Parma avevo un’amica.
Dopo tre anni, tornata a Lima ci sposammo e restai incinta. Tornai in Italia durante la gravidanza. Lui ci ha finalmente raggiunte quando la bambina aveva quattro anni e mezzo.
Mio marito e mia figlia sono importantissimi per me e anche Yole, la mia sorella amica che ho conosciuto al Pozzo, lei è stata come la casa per me.
Sentirsi accolta è una cosa speciale. Ho vissuto da persona accolta e so cosa vuol dire.
Quando mia figlia era sui quattro anni ed io ero ormai autonoma, iniziai a fare volontariato al Pozzo di Sicar. Adesso, con i turni che ho, fatico a gestire un percorso fisso ma in futuro mi piacerebbe aiutare di più.