JUMA

21 anni, Gambia

La mia lingua madre è il mandinga. Parlo anche wolof, inglese e italiano.

Vivevo a Banjul, la piccola capitale del Gambia con i miei genitori, due sorelle e il mio fratellino. Andavo a scuola e facevo il carpentiere.

Ho nostalgia dei miei amici. A volte stavamo svegli tutta la notte, bevendo tè verde e mangiando. Cucinavo sempre io, solitamente il pollo.

A 16 anni ho lasciato il mio paese: per arrivare in Europa ho fatto un viaggio lungo.
Subito ero preoccupato, perché ero solo, e dovevo fare tutto da solo.

Quando ho finito il progetto di accoglienza dovevo trovarmi un monolocale ma, grazie a Ciac, da sei mesi vivo nel progetto Tandem.

Sto lavorando, faccio il marmista in cantiere. Mi piace il mondo, stare con gli amici, cucinare. Mi piaceva giocare a calcio ma, adesso ho smesso perché non ho tempo.

Sono uno che rispetta e ama essere rispettato, penso prima agli altri che a me.
Non sopporto disturbare gli altri e litigare.
Sogno che un giorno tornerò in Gambia.
Non è facile stare da solo, senza la famiglia. Se non sei coraggioso è molto dura.

Protezione umanitaria

Questa era una forma di protezione nazionale, prevista dall’ordinamento italiano nel testo unico sull’immigrazione in conformità con art. 10 della Costituzione.

Veniva concessa (con una durata di due anni) nel caso in cui, pur in assenza di requisiti per accedere alla protezione internazionale, fossero comunque presenti seri motivi umanitari tali da rendere la persona meritevole di tutela.

Questa forma di protezione – che ha permesso ha più di 100.000 migranti di rimanere regolarmente sul territorio italiano – è stata abrogata con il decreto sicurezza a ottobre del 2018.

Fino al decreto sicurezza di ottobre 2018 tutti i titolari di protezione umanitaria avevano diritto a essere inseriti in un progetto del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), benché tale sistema non abbia mai avuto la capienza necessaria per soddisfare la domanda complessiva di posti.