FIDELIA

22 anni, Nigeria

Sono del South Esan, nella Nigeria del sud.
Sono la seconda di cinque, ho due sorelle e due fratelli.

Nel mio villaggio c’è la scuola, non c’è l’università , c’è il mercato. Al venerdì tutti vanno al mercato a vendere quello che hanno come garri e yam.

In Nigeria abbiamo università, scuola secondaria e primaria.
Le scuole primarie sono sia governative che private. Nelle scuole primarie governative all’inizio devi comprare le cose che ti servono; nelle scuole private devi comprare anche l’uniforme e pagare le tasse scolastiche.

Non è che nel mio paese non ci siano soldi: ci sono un sacco di soldi là.
E’ difficile però averlo questo denaro. Là niente è gratuito, diversamente da qui, ad esempio l’ospedale e, se non hai i soldi, non puoi fare niente.

Da quando sono nata sono stata prima al villaggio, poi sono andata in città e adesso sono in Europa. L’esperienza più importante che ho avuto nella mia vita è stato il viaggio che ho intrapreso per arrivare qua in Europa, un’esperienza tra la vita e la morte. Non avevo mai sperimentato niente del genere.

Quando ero ancora in Nigeria la mia unica preoccupazione era di trovare qualcosa da mangiare, fare qualche soldo e vedere i miei amici. Adesso vivo una vita molto diversa.

Qua in Europa ho conosciuto molta gente da tanti paesi diversi: Camerun, Gambia, Nigeria, Italia, America; nel mio paese, sì, ci sono dei bianchi, ma non li ho mai conosciuti. Qui, inoltre, non si vive alla giornata ma è tutto organizzato per vivere una buona vita.

Ho lavorato in diversi ristoranti ed ho avuto colleghi e capi sia buoni che cattivi. Qui in Europa noi siamo neri, lavoriamo nei ristoranti, qualcuno ci tratta come fratelli, altri no, ti trattano come se non valessi niente.

Ho una bambina, Sofia, che è nata quest’anno il 17 marzo. Adesso mi confronto col fatto di essere diventata madre e sono molto felice di esserlo.
Voglio essere una brava persona, gentile con tutti, non solo con la mia gente, voglio avere buon nome ovunque vado.

Status di rifugiato

Lo status di rifugiato, la più importante forma di protezione internazionale, può essere riconosciuta a un richiedente asilo sulla base della definizione contenuta nell’art. 1 della convenzione di Ginevra del 1951, dove si legge che può essere riconosciuto come rifugiato

“chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”.

Il rifugiato ha diritto a un permesso di soggiorno della durata di 5 anni. Può inoltre richiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni (anziché i 10 previsti per gli altri stranieri regolarmente soggiornanti) e il ricongiungimento familiare a condizioni facilitate.

Dopo il decreto sicurezza di ottobre 2018 i rifugiati sono diventati – insieme ai titolari di protezione sussidiaria– gli unici migranti a poter essere accolti nel nuovo Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).