BAH

26 anni, Mali

La mia lingua madre è il Soninke, parlo anche un po’ inglese, francese e italiano, mandinka, bambara, fulan.

Sto facendo tre corsi di formazione: falegname, magazziniere e muratore.
In Mali ero contadino.

Vengo dalla città di Kana, che è stata fondata nel passato dallo zio di mio zio.
Nel mio paese c’è la guerra e il cambiamento climatico, non piove, non potevo più coltivare la terra e così sono partito.

Sulla terra di mio padre coltivavo pomodori, patate, mango, banane, cotone. Lavoravamo la terra a mano, coltivavamo anche il miglio e senza l’acqua non cresceva niente.

La siccità dovuta al cambiamento climatico è iniziata nel 2009 e continua ancora oggi.

La mia terra è diversa da questa, è sabbiosa, vicino al Sahara.
Quando piove troppo poco, la sabbia assorbe subito l’acqua e anche il sole l’asciuga subito, le piante non riescono a bere.

In Italia mi piacerebbe fare il magazziniere, oppure il giardiniere o l’agricoltore.

Sono entrato nel progetto di Ciac nel 2017. Vicino alla nostra casa di San Secondo abbiamo cominciato a coltivare un orto. Ogni anno piantiamo cose diverse: pomodori zucchine, patate.

Qua in Italia la terra è buona, non ci sono le montagne di sabbia del Sahara, il sole non è forte come in Mali e c’è più fresco.

Domanda d’asilo

Si definisce così una persona che ha richiesto di essere riconosciuto come rifugiato (o altra forma di protezione) e che è in attesa del responso.

I richiedenti asilo solitamente entrano nel territorio in modo irregolare, ma dal momento in cui presentano la richiesta sono regolarmente soggiornanti, e quindi non possono essere definiti clandestini. Anche i figli minori di richiedenti asilo seguono il destino – e il permesso di soggiorno – dei genitori.

Il permesso di soggiorno per domanda di protezione ha durata variabile, in funzione dei tempi della Commissione competente. Dopo due mesi di permesso, il richiedente asilo può lavorare. Fin dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione il richiedente ha diritto a essere accolto secondo precisi standard stabiliti a livello europeo.

Fino al decreto sicurezza di ottobre 2018 tutti i richiedenti avevano diritto a essere inseriti in un progetto del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), benché tale sistema non abbia mai avuto la capienza necessaria per soddisfare la domanda complessiva di posti.

Attualmente possono essere ospitati solo nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) con servizi ridotti ai minimi termini.