ABDIGANI

21 anni, Somalia

La mia lingua madre è il somalo, scrivo in arabo e un po’ lo parlo, conosco anche un po’ d’inglese.

In Somalia non sono potuto andare a scuola perché c’era la guerra, ma, la mia mamma mi ha insegnato a leggere e scrivere in somalo.
L’arabo l’ho imparato alla madrasa.

Sono nato a Buloburde, una piccola città.
Lì c’è un grande ponte che si chiama ponte Italia, come a Parma, e il lungofiume si chiama via Italia.

La vita in Somalia è molto difficile. C’è la guerra. Esci di casa e vedi uccidere le persone, non sai mai se oggi morirai o no.
Un giorno hanno ucciso mio padre. Siamo rimasti noi 8 figli e nostra madre.
Io sono il quarto fratello.

A 18 anni sono partito dalla Somalia. Il mio viaggio è durato 11 mesi. In Libia, hanno ucciso un ragazzo che viaggiava con me.

L’Italia mi piace perché non c’è la guerra.
Quando sono arrivato è cambiato tutto in bene, anche se dormo da tre mesi sotto un ponte.
Sotto il ponte pensi che ti possono mangiare i topi. Puoi ammalarti, perché c’è sporco e usi l’acqua del fiume. Non c’è il gabinetto. C’è puzza. Puoi prendere malattie dalle altre persone. Possono rubarti le tue cose mentre dormi. Possono rubarti le coperte e puoi ammalarti per il freddo.

Voglio fare domanda d’asilo. Guardo la città da lontano e sogno che sarà la mia, un giorno. Che mi accoglierà.
Parma mi piace molto, voglio vivere qui tutta la mia vita. Voglio studiare, lavorare e imparare bene l’italiano.

Desidero tante cose belle: una famiglia mia, una bella casa, una bella macchina.
Voglio diventare parmigiano.

Mi piace leggere, disegnare, vorrei imparare a suonare la chitarra.
Sono un ragazzo tranquillo, pacifico, non mi arrabbio mai, non ho timore di niente, solo di Dio.

Senza documenti

A oggi, chi si trova in Italia senza un regolare permesso di soggiorno ha speranze quasi nulle di poter regolarizzare la sua presenza.

Ciò può riguardare sia chi entra nel paese senza un documento valido (visto), sia chi – durante la permanenza – perde il titolo per rimanere: i cosiddetti overstayers sono la maggioranza degli stranieri a oggi irregolari in Italia e ciò è dovuto a una legislazione che connette fortemente la regolarità del soggiorno al permanere di un contratto di lavoro.

L’unica condizione per passare a uno status regolare consiste nel presentare domanda di asilo: tuttavia, si tratta di una condizione transitoria, che si protrae il tempo della procedura di esame della richiesta e può avere come esito il riconoscimento della protezione oppure un diniego, e quindi la ricaduta nell’irregolarità.

I recenti sviluppi normativi hanno inoltre reso più difficile presentare la richiesta di protezione rendendo alcune domande inammissibili perché considerate manifestamente infondate.