acqua

La terra è chiamata il Pianeta Blu perché per la maggior parte della superficie è coperta d’acqua. Sebbene si potrebbe pensare che l’acqua sia un bene infinito, non è così: il 97,5% dell’acqua terrestre è salata, e un altro 2,3% è sotto forma di ghiaccio o permafrost. “L’oro blu”, l’acqua, è il nuovo petrolio del nostro millennio. Senza petrolio l’umanità potrebbe anche vivere, ma senza acqua no.

L’acqua è il principale costituente del corpo umano e rappresenta circa il 60% del peso corporeo nei maschi adulti, dal 50 al 55% nelle femmine e fino al 75% in un neonato. Il fabbisogno giornaliero di acqua per le persone adulte è pari a circa 2l.

Sebbene la Dichiarazione Universale dei diritti umani citi “l’acqua è un diritto essenziale per la vita umana”, la situazione dell’accesso all’acqua è allarmante. Circa 2,2 miliardi di persone nel mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, 4,2 miliardi non hanno bagni gestiti in sicurezza e 3 miliardi non hanno dei servizi di base per lavarsi le mani. Si stima che 1 persona su 10 – 785 milioni – non abbia ancora servizi di base per l’acqua, fra cui 144 milioni di persone che bevono acqua non trattata di superficie.

Tutto questo si sta aggravando a causa dei cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale, infatti, sta avendo effetti catastrofici come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, delle alluvioni, l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani.

“Oggi in India trecento milioni di persone sono allo stremo. Non c’è più acqua in Andra Pradesh, Bihar, Gujarat, Karnataka, Rajasthan, Telangana, Tamil Nadu. A Mumbai l’acqua è razionata dalla fine di maggio. Fiumi, laghi, invasi artificiali sono completamente asciutti; tutti i raccolti sono persi, bruciati dal caldo; ventimila villaggi sono stati abbandonati; nell’area a sud di Mumbai non ci sono più abitanti. E, naturalmente, tutte le piante e tutti gli animali selvatici sono morti. Nel Tamil Nadu la capitale Chennai, una città di dieci milioni di abitanti, è a secco. La poca acqua viene portata coi camion da più di duecento chilometri di distanza.” 1 

Il caso dell’India è un esempio di come il cambiamento climatico stia influendo sull’accesso all’acqua per milioni di persone, ma rappresenta pienamente anche un paradosso legato al consumo di acqua nelle produzioni per l’esportazione:

“Come sapete, l’India è un paese felice, che esporta in tutto il mondo, ed esporta soprattutto prodotti agricoli: dal 2000 al 2014, il PIL agricolo indiano è salito da 101 miliardi di dollari a 367, trasformandolo nel secondo paese produttore del mondo. L’India esporta soprattutto riso e cotone, che sono prodotti che consumano quantità immense di acqua. L’agricoltura in India consuma il 90% dell’acqua disponibile; e una parte sempre crescente del prodotto agricolo viene esportata. Così, l’anno scorso, l’India ha esportato 95,4 miliardi di litri di acqua incorporati nei prodotti agricoli. Tutte le famiglie e le industrie dell’India hanno consumato appena un quarto di questa cifra, 25 miliardi di litri. Di conseguenza – ma si sapeva già da anni – la falda acquifera è scesa drammaticamente in tutta l’India, restando accessibile solo a quelle imprese che avevano i mezzi per scavare pozzi molto profondi con pompe a motore.” 2 

Ecco, quindi, come i nostri stili di vita legati ai consumi incidano sulla disponibilità di acqua a livello mondiale. Sebbene, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che la quantità minima di acqua al giorno utile per soddisfare i bisogni vitali sia pari a 40l;  il consumo medio giornaliero di acqua per una persona italiana è pari a  140 l.  Di questo solo una piccola parte è utilizzata per il bere e cucinare (3,5%), la maggior parte  è usata per usi non alimentari.

“L’abitante medio del pianeta consuma 1.240 m3 l’anno di acqua, l’italiano ogni giorno usa in media 380 litri di acqua solo per gli scopi domestici, quantitativo che aumenta di 17 volte se si considera anche l’acqua impiegata per produrre ciò che mangiamo e indossiamo. Si arriva a 6.400 litri a testa ogni giorno, 2.334 metri cubi l’anno, questa è la nostra “impronta idrica” che ci fa guadagnare il 4° posto per più elevato il consumo individuale, preceduto solo dagli abitanti di Usa, Grecia e Malesia.  Inoltre solo il 49% di quest’acqua proviene da risorse italiane: il 51% arriva dall’estero, incorporata nei prodotti che viaggiano sulle rotte del commercio internazionale. Il nostro Paese è il quinto importatore d’acqua del pianeta il che vuol dire che sottraiamo acqua a paesi che ne hanno già poca. Quando mangiamo un uovo consumiamo 200 litri d’acqua, per un chilo di pasta i litri diventano 1924. Per indossare una maglietta di cotone ne abbiamo utilizzati 2700. E se per pranzo ordiniamo un hamburger da 150 grammi, dobbiamo sapere che è «costato» 2.400 litri. E’ tutta l’acqua servita per far crescere la gallina, per coltivare il grano, il cotone, il foraggio, per sfamare e dissetare un manzo.” 3 

Se è vero che l’acqua è un bene primario, vitale e da preservare, purtroppo continua a essere gestita come se fosse proprietà privata con enormi guadagni. Un business che si aggira intorno ai 10 miliardi di euro all’anno e che corrisponde a un fatturato di 2,8 miliardi per le sole aziende che imbottigliano. Con 14 miliardi di litri all’anno, l’Italia è il paese che consuma più acqua in bottiglia in Europa e il secondo nel mondo.

“Ecco, quindi, che Bere Acqua di Rubinetto diventa una scelta necessaria per la società e il nostro pianeta, ecco perché:

  1. Costa molto meno: dalle 500 alle 1.000 volte in meno dell’acqua in bottiglia!
  2. È più sicura: recentemente si è riscontrato (Adiconsum) che 87 su 98 aziende di acqua minerale sottoposte a esame dal Ministero della Salute sono risultate non in regola! Inoltre, i limiti di concentrazione ammessi per alcune sostanze (es. arsenico) sono più severi per le acque potabili rispetto alle minerali.
  3. Non inquina: l’acqua minerale proviene spesso da zone molto lontane dal luogo di acquisto, quindi con un forte impatto ambientale dovuto al trasporto: un camion può trasportare circa 26500 litri (17667 bottiglie da 1,5 litri), sono necessari ogni anno oltre 280.000 viaggi, per quanti milioni di chilometri?
  4. Non produce rifiuti: imballaggi e bottiglie devono essere smaltite; le Regioni spendono molto di più per lo smaltimento delle bottiglie di quanto ricavano dalle irrisorie concessioni per il prelievo dell’acqua.
  5. E’ più fresca: l’acqua in bottiglia può essere consumata anche dopo anni.” 4 

 

Riferimenti:

The United Nation World Development  Report 2019, World Water Development Report “Leaving no one behind”

Acque in bottiglia 2018, Dossier Legambiente da www.legambiente.it

Dilemma. Collaborare o competere? Sostenibilità e diritti in gioco, 2019 produzione Kuminda in collaborazione con Comitato territoriale IREN di Parma www.contrattoacqua.it

 


 1 Da: India, Pianeta Terra senza più acqua, di Sonia Savioli, pubblicato il 18/07/2019 su www.ilcambiamento.it 

 2 Da: Acqua indiana, di Miguel Martinez , pubblicato il 12/07/2019 su www.comune-info.net 

 3 Da l’impronta idrica, www.wwf.it

 4 Da Diritto all’acqua, www.wwf.it